di Fabio Belli
L’economia della Germania, considerata la “locomotiva d’Europa”, fa segnare due preoccupanti segnali negativi.
Il primo riguarda i fallimenti delle imprese tedesche, che a luglio hanno raggiunto un livello record. Secondo quanto annunciato dal Leibniz-Institut für Wirtschaftsforschung Halle, il mese scorso 1.406 aziende hanno presentato istanza di fallimento, il numero più alto in circa dieci anni, che ha superato anche il picco più recente di aprile 2024. Secondo l’Istituto, i fallimenti riguardano tutti i settori, con preponderanza in quello manifatturiero.
Ma c’è un secondo dato preoccupante per l’economia tedesca: riguarda le esportazioni che, nel mese di giugno, sono diminuite di più del doppio. Ad annunciarlo è l’Ufficio federale di statistica, secondo cui si tratterebbe del secondo calo significativo di fila visto che a maggio l’indice era già sceso del 3,1%. Le cose non vanno bene neanche nel medio termine visto che anche il saldo delle esportazioni nel primo semestre 2024 riporta un -1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Sempre per quanto riguarda giugno, a crollare sono state le esportazioni negli Stati Uniti con una diminuzione del 7,7% rispetto al mese precedente, mentre più contenuto è il valore negativo per le consegne all’UE pari al -3,4%. In controtendenza le spedizioni in Cina che hanno lo stesso valore europeo, ma positivo.
A fronte di tutto questo il governo tedesco sembra aver trovato una possibile soluzione. Secondo quanto riferisce il quotidiano economico Handelsblatt, i Ministeri dell’Economia della Difesa starebbero valutando una partecipazione statale nelle aziende produttrici di armi. È quanto si legge in una bozza di strategia per l’industria della sicurezza dove si giustifica la necessità di puntare sull’industria degli armamenti sottolineando il mantra sempreverde della minaccia russa. In Germania saranno costruite nuove fabbriche di armi, attrezzature e veicoli e saranno ampliate quelle già in essere, il tutto con il contributo del governo.
Andrà tutto bene… forse.