di Fabio Belli e Domenico D’Amico
“Il primo disegno di legge che presenterò sarà a sostegno del nostro caro amico Israele”, queste le parole del neo eletto speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Mike Johnson.
Non a caso il Wall Street Journal ha riferito che alcuni senatori repubblicani degli Stati Uniti avrebbero presentato una proposta per trasferire tutti i miliardi di dollari di aiuti a Tel Aviv cancellando la quota precedentemente destinata anche a Kiev. Secondo il quotidiano statunitense questo sarebbe un modo per far sì che la legge venga sicuramente approvata dato il disinteresse ormai totale di Washington sulla guerra ucraina. Sempre da oltreoceano il portavoce del Dipartimento della Difesa, Patrick Ryder, afferma che le forze statunitensi e alleate sarebbero state attaccate 10 volte in territorio iracheno e 3 volte in territorio siriano tra il 17 e il 24 ottobre: attacchi quanto mai ‘opportuni’.
Intanto anche il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sposa la narrazione delle presunte falle di sicurezza che avrebbero permesso l’attacco di Hamas il 7 ottobre.
“Questo fallimento dovrà essere indagato fino in fondo. Tutti dovranno dare delle risposte. Me compreso”, ha detto Netanyahu durante un discorso televisivo, chiarendo però che al momento sarebbe prematuro procedere con un’indagine. Indagine che è stata condotta intanto dalla testata The Cradle dalla quale emergerebbe che dei 683 israeliani uccisi durante l’offensiva guidata da Hamas, quasi la metà sarebbero soldati e agenti di polizia. Secondo la pubblicazione, inoltre, alcune storie sulle presunte atrocità di Hamas sarebbero un falso per fare presa sull’opinione pubblica israeliana e Occidentale, per poi giustificare la soluzione del massacro di Gaza.
E mentre Hamas chiede a nome di tutta la comunità araba di fermare la mattanza di Gaza, le forze armate israeliane comunicano di aver bersagliato 250 siti dell’enclave palestinese nelle ultime 24 ore sostenendo che tra i siti vi siano i tunnel sotterranei, i centri di comando e i lanciarazzi del gruppo armato palestinese, posti in ambienti civili.
Un attacco aereo israeliano particolarmente violento è stato effettuato stamattina a Khan Younis, città a sud di Gaza, con decine di morti e dispersi nelle macerie: nell’attacco sarebbe stato ucciso un comandante di Hamas.
Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, i morti negli attacchi israeliani hanno raggiunto quota 7.028. Tra le vittime ci sono 2.913 bambini, 1.709 donne e 397 anziani. Probabilmente un buon motivo per festeggiare da parte delle forze armate israeliane che, in una base vicina all’ingresso dell’enclave, hanno assistito a un concerto improvvisato del cantante Hanan Ben Ari.
Desta poi profonda indignazione l’ennesima uccisione di una giornalista: questa volta a rimetterci la vita è stata Duaa Sharaf, presentatrice del canale radio Voice of Al-Aqsa, assieme alla figlia. Finora sono almeno 22 i giornalisti uccisi, assieme a molti loro familiari. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, il Segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, avrebbe chiesto ad Al Jazeera di silenziare la sua voce su Gaza. Per andare sul sicuro stanno provvedendo alla loro eliminazione fisica.
Intanto la Mezzaluna Rossa Palestinese riferisce che altri dodici camion carichi di cibo, acqua e medicine sono entrati a Gaza dall’Egitto attraverso il valico di Rafah. Ciò porta a 74 il numero di camion arrivati nell’enclave palestinese negli ultimi cinque giorni, ma il numero è insufficente secondo le stime dell’ONU, secondo cui sarebbero necessari 100 camion al giorno per soddisfare i bisogni essenziali dell’enclave assediata.