di Margherita Furlan e Fabio Belli
I rintocchi della mezzanotte rappresentano da un po’ di giorni un orario ad alta tensione, soprattutto per il Medio Oriente e il Mar Rosso. Allo scoccare della giornata di oggi 18 gennaio l’esercito degli Stati Uniti ha lanciato il suo quarto attacco allo Yemen colpendo le province di Hudaydah, Taʿizz, Dhamar, al-Bayda e Saada.
Il Comando Centrale degli Stati Uniti, confidando che le azioni degraderanno le capacità delle forze yemenite, ha confermato di aver sganciato 14 missili Tomahawk sul suolo dello Yemen. Missili partiti da navi di superficie della Marina statunitense e dal sottomarino Florida. Nelle ore precedenti, un drone lanciato dagli Houthi nello Yemen ha colpito una nave di proprietà americana nel Golfo di Aden. «La marina yemenita continuerà a vietare alle navi israeliane, così come ad altre navi associate a Israele, di entrare nel Mar Rosso e nel Mar Arabico. Per quanto riguarda le navi statunitensi, militari o commerciali, così come altre navi che operano nell’interesse degli Stati Uniti, anche loro saranno presi di mira dalle nostre forze», ha precisato un alto funzionario dell’ufficio politico degli Houthi.
L’Iran ha nel frattempo condannato la decisione degli Stati Uniti di inserire nuovamente gli Houthi nella lista delle organizzazioni terroristiche. «Questa mossa non costruttiva da parte degli Stati Uniti non avrà alcun effetto sulla determinazione della nazione yemenita nel sostenere il popolo oppresso di Gaza», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani. «Se gli Usa sono sinceri nell’esprimere preoccupazioni riguardo alla stabilità e la pace nella regione, allora dovrebbero smettere di sostenere i crimini di guerra del regime sionista e il genocidio a Gaza», ha sottolineato il funzionario della Repubblica islamica.
All’alba di oggi, nel frattempo, il Pakistan ha invece condotto attacchi nella provincia sudorientale iraniana del Sistan e del Baluchestan. Successivamente il capo della diplomazia di Islamabad ha confermato una serie di offensive militari di precisione altamente coordinate e mirate contro nascondigli dei terroristi.
L’Iran, che aveva preso di mira la zona il giorno prima, ha condannato l’attacco del Pakistan e ha convocato un diplomatico pakistano al ministero, in assenza dell’ambasciatore del Paese, per fornire una spiegazione, mentre aerei da guerra israeliani hanno attaccato le postazioni di Hezbollah nella zona di Odaisseh, nel sud del Libano.
D’altronde, la Guerra Fredda è sempre stata “fredda” solo per i due principali combattenti: URSS e USA. Per tutti gli altri era calda come il sangue, e in nessun luogo fu più calda che nel tentativo di colonizzare la Palestina. Il sostegno a Israele subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale non è avvenuto per caso: ha significato la testa di ponte dell’Occidente per cercare di garantire il gettito di petrolio, il dominio francese sull’Africa occidentale e settentrionale e il controllo anglo-americano sull’Oceano Indiano e i suoi passaggi.
Israele però ora si sta sgretolando, sia internamente che esternamente, e le sue atroci decisioni militari e diplomatiche assicurano che non sarà una colonia vitale ancora per molto. L’Occidente ha perso la Guerra Fredda. Ma sul terreno la guerra sarà molto calda.