di Fabio Belli
Le revisioni periodiche sul tetto del prezzo del petrolio russo sarebbero già lettera morta.
È quanto ha affermato l’agenzia Reuters, secondo la quale i produttori russi avrebbero trovato il modo di vendere greggio limitando al minimo l’uso di navi e servizi assicurativi occidentali, rendendo quindi difficile qualsiasi tracciatura necessaria per far rispettare il limite imposto a dicembre 2022, a cui era seguito a febbraio 2023 un tetto sul carburante.
Le revisioni periodiche del price cap, considerato allora un mezzo efficace per “limitare la capacità della macchina da guerra di Putin”, sarebbero ferme al mese di marzo in quanto a inizio estate non risulterebbero accordi per revisioni del tetto o per apportare modifiche al provvedimento.
Dunque anche le restrizioni in materia petrolifera sono un chiaro fallimento per l’Occidente. Sullo stesso tema sembra invece positiva l’interazione tra Russia e Arabia Saudita nel formato OPEC+ dopo gli accordi raggiunti nella riduzione della produzione petrolifera che, abbinati agli impegni per limitare l’approvvigionamento di materie prime, avrebbero consentito la stabilità del mercato energetico globale. Di questo e altro avrebbero convenuto in un colloquio telefonico il presidente russo, Vladimir Putin, e il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman Al Saud. Quest’ultimo avrebbe anche espresso gratitudine alla parte russa per il costante sostegno alla richiesta dell’Arabia Saudita di aderire ai BRICS.
Un sostegno già forte anche in direzione Pechino visto che una delle quattro maggiori banche statali cinesi, la Bank of China, ha iniziato le sue operazioni a Riyadh aprendo la sua prima filiale saudita per espandere l’uso dello yuan nel contesto dei 35 accordi commerciali, del valore di circa 30 miliardi di dollari, stipulati tra i due paesi durante la visita nel Regno del presidente cinese, Xi Jinping, avvenuta lo scorso dicembre.
La Bank of China è la seconda banca cinese ad aprire una filiale in Arabia Saudita dopo che la Industrial and Commercial Bank of China nel 2015 aveva aperto i battenti nella capitale saudita.