di Jeff Hoffman
Le entrate nette del primo semestre di Blackrock sono aumentate di 1.200 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per essere più precisi, il più grande fondo di investimenti degli Stati Uniti ha chiuso il secondo trimestre del 2024 con un incremento dell’8%, con un utile per azione in crescita del 12%.
“BlackRock ha generato quasi 140 miliardi di dollari di raccolta netta totale nella prima metà del 2024, di cui 82 miliardi di dollari nel secondo trimestre, con una crescita organica del 3% delle commissioni di base”, ha fatto sapere il presidente e chief executive officer del colosso mondiale della finanza, Larry Fink.
Il dettaglio omesso da Fink, convinto sostenitore dello stato di Israele, è che a generare profitti sian gli investimenti inerenti la fornitura di armi inviata a Israele.
Nel mirino delle Nazioni Unite sono finiti i fondi di investimento e Istituti Bancari come Blackrock, Bank of America, Amundi Asset Management, Bank of America, Citigroup, JP Morgan Chase, e molti altri, seguiti dai grandi produttori di armamenti come la Boeing, Caterpillar, General Dynamics, Lockheed Martin, Rheinmetall AG e ThyssenKrupp che, stando alle Nazioni Unite, dovrebbero porre fine ai trasferimenti.
“Il trasferimento di armi e munizioni a Israele può costituire una grave violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale rischiando la complicità dello Stato in crimini internazionali, tra cui il genocidio”, hanno avvisato gli esperti delle Nazioni Unite in un comunicato stampa ufficiale chiedendo ancora una volta di interrompere qualunque trasferimento di armi.
La brutta notizia è che nessun trasferimento di armi è stato interrotto e, al contrario, pressioni e non troppo velate minacce sono state espresse dal presidente della Camera, Mike Johnson, che nel mese di maggio spiegò al Congresso che non potevano permettere alla Corte Penale Internazionale di perseguire Israele perché, a suo dire, gli Stati Uniti sarebbero stati i prossimi a essere processati.
“L’America dovrebbe punire la CPI e rimettere Karim Khan al suo posto”, aveva dichiarato Mike Johnson.
Ciò che emerge è che 46 mila imprese economiche israeliane hanno chiuso i battenti dal 7 ottobre e secondo le stime della società israeliana di gestione del rischio CofaceBdi, 60.000 imprese verranno chiuse entro la fine del 2024.
Tanti profitti ma non per tutti.