di Elisa Angelone
Come da mesi a questa parte, la crociata occidentale contro la Russia va di pari passo a quella contro la Cina. Entrambe saranno infatti oggetto di discussione al vertice del G7 che si terrà a Hiroshima, in Giappone, dal 19 al 21 maggio.
Così come sulla guerra in Ucraina, il gruppo dei Sette mira infatti ad avere un approccio comune anche sulla cosiddetta questione cinese. Mentre da Washington a Bruxelles si intona il motto “no al disaccoppiamento economico, ma sì al de-risking”, pare che i Sette abbiano intenzione di includere nel comunicato finale del summit anche una sezione esclusivamente dedicata alla Cina. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando un funzionario statunitense, secondo il quale i leader dei Sette discuteranno una proposta comune per garantire la propria sicurezza economica e contrastare quelli che vengono definiti “tentativi di coercizione economica” da parte di Pechino. La proposta in questione, secondo quanto riporta Reuters, intenderebbe avere un carattere generale, ossia rivolgersi a tutti i paesi in generale. E’ chiaro tuttavia come il primo target sia proprio la Cina, già nel mirino per la questione di Taiwan. Il fronte anti-cinese va dunque allargandosi anche all’economia, essendo Pechino il primo partner commerciale per molte imprese dei sette Paesi del gruppo. Un disaccoppiamento dalla Cina rappresenterebbe ad oggi la fine per molte di esse, ma ciò è funzionale all’agenda di Washington e dei suoi vassalli europei.
Pechino, dal canto suo, non ha mancato di commentare la notizia, respingendo le accuse di “coercizione economica” e, anzi, rimandandole al mittente. “Nessuno è più qualificato degli Stati Uniti per essere chiamato in causa per pratiche di coercizione economica”. A dirlo è stato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, che accusa Washington di “adottare in primis misure discriminatorie e ingiuste nei confronti delle società straniere”, incluse quelle dei paesi membri del G7, vittime esse stesse della concorrenza sleale dell’alleato a stelle e strisce. “Il Giappone, che pure ospita il Vertice, dovrebbe saperlo meglio di tutti per esperienza diretta”, ha proseguito il portavoce cinese, esortando i Sette ad “abbracciare la tendenza mondiale all’apertura e all’inclusione” e ad astenersi dalla formazione di piccoli circoli esclusivi.
Parole che tuttavia sembrano cadere nel vuoto poiché la strada per la guerra alla Cina è stata già imboccata.