di Gionata Chatillard
Le ultime purghe messe in atto da Zelensky non sembrano aver tranquillizzato l’Occidente, più che mai preoccupato per la tenuta di un establishment ormai a corto di soldati e munizioni. Per evitare sorprese, i paesi del G7 starebbero quindi pensando di commissariare il Governo di Kiev attraverso la figura di un “inviato speciale” da affiancare in pianta stabile al presidente ucraino. Suo compito sarebbe quello di assistere Zelensky nelle decisioni più importanti, ma non solo. Al rappresentante occidentale verrebbe infatti concesso anche il potere di mettere il veto a qualunque iniziativa che l’Esecutivo ucraino intendesse portare avanti senza il consenso dei suoi alleati.
A rivelare il piano è stato Sergey Naryshkin, capo dei servizi segreti esteri della Russia, che ha paragonato l’iniziativa all’instaurazione di un vero e proprio governatore straniero nel paese slavo. Secondo l’alto funzionario, dietro all’iniziativa ci sarebbero Washington e Londra. Proprio in questi giorni, gli angloamericani starebbero cercando di convincere gli alleati ad accettare la proposta con l’obiettivo di rafforzare i meccanismi di “controllo esterno” su Zelensky e compagnia, che -per come si stanno mettendo le cose al fronte- potrebbero anche essere tentati di voltare le spalle al padre-padrone occidentale.
Fra gli indiziati a ricoprire il nuovo ruolo ci sarebbe niente meno che l’attuale segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg. Per Naryshkin, però, nemmeno il politico norvegese sarebbe in grado di evitare il tracollo dell’establishment ucraino. “L’inviato speciale non resisterà a lungo a Kiev”, ha dichiarato il responsabile dell’Intelligence russa, spiegando che la capitale ucraina è ormai diventata un agglomerato di “odio, intrighi, inganni, lusinghe e tradimenti”. Un cocktail la cui implosione sarebbe quindi solo questione di tempo.