di Domenico D’Amico
La grancassa mediatica di tutto il pianeta ieri ha suonato al massimo volume, spargendo ai quattro angoli della terra la notizia orribile di 40 bambini trucidati e decapitati nel kibbutz di Kfar Aza, dove in totale sarebbero state uccise duecento persone.
In Italia, in prima serata, la notizia è stata data e commentata in ogni modo, senza censure e verifiche, né dubbi, sia in TV che nelle principali radio e social. L’apertura dei giornali di oggi è tutta su questa notizia, con titoli a nove colonne.
Solo in qualche caso si è detta la verità, anche se a margine: e cioè che la notizia non è verificata, né nella sostanza e men che meno nei numeri.
A una prima analisi, si deduce chiaramente che la principale fonte giornalistica è l’emittente televisiva “I24 News” che, a sua volta, riporta come fonte “un soldato” o “un ufficiale” dell’esercito israeliano o “un volontario” di Zaka, associazione di soccorso israeliana molto simile a una sorta di protezione civile.
Nessuna immagine mostrata conferma alcunché: solo racconti, pochi e per nulla circostanziati. Le uniche immagini disponibili mostrano un edificio crollato e una porzione di marciapiede divelta.
Con enfasi viene mostrato un camion frigo, mentre viene narrato che altri cinque sarebbero pronti a portare via i cadaveri.
Va evidenziato che I24 news è una sorta di Al Jazeera in salsa israeliana, che con enormi mezzi trasmette in tutto il mondo in tre lingue: inglese, arabo, francese. Il proprietario, Patrick Dahi, è un imprenditore franco-israeliano di origini marocchine, che dal nulla ha fondato un impero; la TV ha le sue sedi principali a Tel Aviv e a Washington dove è presente con 50 giornalisti e collaboratori.
Di recente il braccio destro di Dahi è stato indagato per corruzione e riciclaggio, e si sono poi evidenziati enormi problemi di esposizione debitoria verso le banche da parte delle aziende di Dahi.
La sproporzione tra l’orrore attribuito ad Hamas, e in maniera surrettizia e subdola a tutti i palestinesi, l’inesistente verifica dei fatti e l’unicità della fonte, è così grande da fare emergere forti sospetti di una operazione false flag molto sofisticata e di vastissima portata, anche e soprattutto emotiva, cui d’altronde siamo stati tutti sottoposti ripetutamente dall’11 settembre in poi: il tutto per preparare la platea degli spettatori al prossimo massacro di Gaza?