di Gionata Chatillard
I nuovi equilibri geopolitici mediorientali iniziano a far paura a Israele. A lanciare l’allarme è il generale in riserva Yitzhak Brick, convinto che le minacce a cui deve far fronte il suo paese abbiano raggiunto un livello “mai toccato in precedenza”. In un articolo pubblicato dal quotidiano Maariv, il militare sottolinea come ci siano attualmente centinaia di migliaia di razzi e di missili posizionati intorno a Israele, oltre che decine di migliaia di combattenti ben equipaggiati che si trovano in posizioni di forza in paesi come Siria, Iraq o Yemen.
A complicare ulteriormente le cose c’è poi la recente svolta diplomatica dell’Arabia Saudita. Sebbene il generale Brick non menzioni esplicitamente questo paese, non è un mistero per nessuno che il riavvicinamento fra Riyad e Teheran potrebbe presto diventare una brutta gatta da pelare per Israele, che rischia di trovarsi completamente isolato nella regione. E, per di più, in un momento in cui il suo Esercito non sembra essere assolutamente preparato alla battaglia.
Secondo Brick, il problema sarebbero soprattutto i militari in riserva, che avrebbero ormai perso la loro efficienza a causa della mancanza di addestramento. Il che, dice il generale, ha portato a un processo non solo di “indebolimento”, ma addirittura di “disintegrazione” dell’Esercito, che -oggi come oggi- non sarebbe in grado di funzionare adeguatamente in caso di guerra.
Una guerra che peraltro lo stesso Brick ritiene ormai “imminente”. “Potremmo affrontare un conflitto in cui circa 3.500 missili, razzi e droni verrebbero lanciati ogni giorno contro Israele”, ha spiegato il militare prima di puntare il dito contro l’ex ministro della Difesa Benny Gantz, reo -a suo dire- di “aver dimenticato che le guerre non si vincono solo con gli slogan”.
Quello del generale è quindi una sorta di appello a investire di più nelle forze armate per far fronte a quella che ritiene essere una situazione di accerchiamento ormai pressante. Eppure Brick avvisa anche che potrebbe essere proprio un’offensiva militare israeliana “non calcolata” a portare allo scoppio di una vera e propria guerra regionale. Quasi un invito alla prudenza, quindi, che non fa altro che svelare i crescenti timori di un paese che si scopre più vulnerabile che mai nel contesto del nuovo ordine multipolare che sta rapidamente prendendo piede in Medio Oriente e non solo.