Il rapporto russo che affossa Conte e Speranza
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A marzo dell’anno scorso, nelle prime fasi della dichiarata “pandemia” di Covid-19, una task force russa arrivò a Bergamo per aiutare i medici italiani a far fronte al virus. Una squadra di più di cento persone mandate dal Cremlino lavorò a fianco dei sanitari lombardi per quasi tre settimane, fino al 9 aprile. A più di un anno di distanza, il rapporto dei responsabili di quella spedizione è impietoso nei confronti della gestione italiana della crisi sanitaria. Le 11 pagine redatte dagli esperti russi puntano il dito contro i gravi errori commessi dal Governo Conte, reo di aver sottovalutato la situazione, ritardando le chiusure e mandando i medici al massacro. Una serie di sbagli che, secondo gli autori del rapporto, ha contribuito in modo decisivo a far lievitare il numero delle vittime.
La spedizione di medici russi è stata accusata, in particolar modo dal prode Jacopo Iacoboni de La Stampa, anche detta “la busiarda”, di essere non tanto un’iniziativa di solidarietà, quanto un’operazione di spionaggio che avrebbe permesso a Mosca di carpire importanti informazioni sul Covid-19 e di guadagnare tempo nella corsa al vaccino. Adesso però, le informazioni contenute nel rapporto della task-force potrebbero finire nel fascicolo della Procura di Bergamo, che ha già aperto un’indagine per “epidemia colposa” che, secondo certe indiscrezioni, potrebbe arrivare a toccare anche il ministro della Salute, Roberto Speranza.
“Nonostante le informazioni sull’arrivo di una imminente pandemia”, si legge nel rapporto russo, “le misure di contenimento non erano pienamente implementate e hanno portato al contagio del personale medico. La parte fragile della popolazione non è stata assistita in tempo per la mancanza di posti letto e di personale”, continua il documento, che denuncia “ritardi” e “sottovalutazioni” che hanno finito per innescare una “curva dei contagi crescente”. Nel mirino del rapporto russo ci sono in primis i politici, che hanno continuato a fare meeting e a stringere mani come se niente fosse. Un comportamento che, secondo il documento, avrebbe prodotto i “tristi esiti” che tutti conosciamo.
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