di Gionata Chatillard
Traballano i conservatori britannici, con Rishi Sunak costretto a muovere diverse pedine del Governo per trovare una nuova quadratura del cerchio. Il rimpasto annunciato dal premier coinvolge due dei Ministeri più importanti, quello dell’Interno e quello degli Esteri, con il clamoroso ritorno di David Cameron nell’Esecutivo. L’ex primo ministro sarà infatti il nuovo capo della diplomazia britannica dopo essere stato il principale protagonista della stagione politica 2010-2016. Un periodo in cui Londra si è distinta per il sostegno agli interventi militari in Libia e in Siria, che hanno portato a questi paesi non solo morte e devastazione, ma anche un’instabilità di cui ancora non si vede la fine.
Il ritorno di un ex premier al Governo è un fatto più unico che raro, e potrebbe in questo senso segnalare la mancanza di alternative a disposizione di Sunak. Tanto più che Cameron si vide praticamente costretto a lasciare Downing Street dopo la batosta del referendum sulla Brexit, quando i cittadini britannici lo lasciarono col cerino in mano decidendo di sbattere la porta in faccia ai tecno-burocrati di Bruxelles.
Tuttavia, a giustificare il ritorno dell’ex premier potrebbe anche essere la necessità da parte del Regno Unito di avere un canale di dialogo preferenziale con la Cina. Cameron è infatti ritenuto molto vicino a Pechino, tanto che era arrivato a sponsorizzare apertamente alcuni progetti della Nuova Via della Seta. Un’iniziativa che ha portato parte della stampa britannica a definirlo come un “utile idiota” del Partito Comunista Cinese. Di diversa opinione è però Sunak, che pensa probabilmente di mettere a frutto le sue buone relazioni con il paese asiatico.
Cameron prenderà così il posto di James Cleverly, che lascerà il Ministero degli Esteri per prendere le redini di quello dell’Interno. Un posto occupato fino a poche ore fa da Suella Braverman, a cui sono costate care alcune esternazioni critiche verso la polizia di Londra, rea -a suo dire- di essere stata troppo compiacente con i manifestanti anti-israeliani. La già ex ministra aveva comparato quelle proteste con quelle dei separatisti nordirlandesi, chiedendo addirittura la proibizione di sventolare bandiere palestinesi nelle strade della capitale. Dichiarazioni che secondo i critici non avrebbero fatto altro che gettare ulteriore benzina sul fuoco, al punto da fornire allo stesso Sunak il pretesto perfetto per mandarla a casa, annunciando un rimpasto di Governo che era comunque nell’aria.