di Margherita Furlan e Fabio Belli
1Mentre le immagini di Maya Sam, ostaggio a Gaza, facevano il giro delle tv, ieri sera l’attenzione dei grandi media si spostava a Bruxelles, dove l’islamista di turno, ancora una volta senza documenti e proveniente da Lampedusa, faceva tornare il mondo nella morsa del terrore. L’ISIS, fantomatica creatura a disposizione della paura, è tornato, a favore delle telecamere.
L’acqua potabile intanto è terminata a Gaza, ma non fa più notizia. La distrazione delle menti è ricominciata. Il PIL della pace non fa numeri e questo si deve ben sapere. Questo è «il peggior crimine commesso contro gli ebrei dai tempi della Shoah». Ad annunciarlo il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, nella conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz giunto oggi a Tel Aviv, riferendosi all’attacco dello scorso 7 ottobre. «Hamas – ha ribadito il premier – sono i nuovi nazisti, Hamas è l’Isis, per alcuni versi peggiore dei nazisti». «Se queste atrocità non saranno stoppate qui – ha aggiunto – questa ferocia vi raggiungerà molto presto». Il messaggio è chiaro. Ma i giochi si decidono altrove. Il segretario della Difesa britannico è infatti a Washington per colloqui urgenti sugli scenari di guerra in Medio Oriente e in Ucraina. Biden si prepara invece a partire per dimostrare al mondo la connivenza con Tel Aviv, che per ora, in assenza di ordini chiari, balbetta: ”Ci stiamo preparando per le prossime fasi della guerra. Non abbiamo detto quali saranno… Potrebbe essere qualcosa di diverso dall’attacco di terra”, ha precisato il tenente colonnello Richard Hecht. Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha invece lanciato un ultimatum ad Hamas, “avete due opzioni: morire nelle vostre posizioni o arrendervi incondizionatamente!”.
In Iran le idee sono più chiare. A parlare è il capo della diplomazia Hossein Amir Abdollahian: «Un’azione preventiva è possibile» se Israele si avvicina alla sua imminente offensiva di terra nella Striscia di Gaza. La Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha chiarito: «Dobbiamo rispondere, dobbiamo reagire a quello che sta succedendo a Gaza. Se i crimini del regime sionista continuano a Gaza, nessuno potrà fermare i musulmani e le forze di resistenza». Così la Casa Bianca resta cauta. “Non ci sono segnali di un maggiore coinvolgimento dell’Iran. A dirlo, in un balletto di parole vuote, è il portavoce per la sicurezza nazionale, John Kirby, parlando alla Cnn: «Al di là della retorica, non abbiamo segnali».
Nel frattempo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha respinto una risoluzione russa che condannava le violenze a Gaza e chiedeva un immediato cessate il fuoco. Hanno votato a favore: Russia, Cina, Emirati Arabi Uniti, Gabon e Mozambico. Contrari Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Giappone perché il testo russo non condannava Hamas.
Durante la notte, secondo quanto riporta Al Jazeera, citando fonti palestinesi, gli attacchi aerei israeliani avrebbero provocato la morte di almeno 71 vite nell’enclave palestinese. Secondo il responsabile del maggior ospedale di Gaza, Mohammed Abu Selmia, circa 1.200 persone, tra cui 500 minori, potrebbero essere intrappolate sotto le macerie degli edifici crollati a seguito degli attacchi aerei israeliani. “Tante volte i medici e i soccorritori dicono di sentire le vittime urlare, ma non possono farci nulla”, ha detto Abu Selmia.
Ad oggi sono 3.000 i morti palestinesi, 1400 gli israeliani, 199 gli ostaggi.