di Gionata Chatillard
Mentre Joe Biden preparava le valigie per Israele, Vladimir Putin atterrava questa mattina in Cina per partecipare al terzo forum sulla cooperazione internazionale lungo la Nuova Via della Seta. Gli oltre 7.000 chilometri che separano Tel Aviv da Pechino offrono una perfetta rappresentazione grafica della distanza -geopolitica e culturale- che in questo momento divide il blocco a trazione atlantista da quello guidato da Russia e Cina, capofila di una vasta alleanza che intende lasciarsi definitivamente alle spalle secoli di colonialismo occidentale.
Non a caso, all’appuntamento di Pechino parteciperanno i delegati di oltre 130 paesi e 30 organizzazioni internazionali, appartenenti per lo più al cosiddetto Sud Globale. L’incontro servirà a celebrare i 10 anni dal lancio della Nuova Via della Seta, partorita da Xi Jinping nel 2013. Il presidente cinese ha dichiarato di voler dare un “nuovo impulso” a questo ambizioso progetto infrastrutturale dopo la pausa dovuta alle restrizioni sanitarie degli ultimi anni.
Putin, che non si è perso i due forum precedenti, celebrati nel 2017 e nel 2019, sarà dunque alla sua terza presenza, intenzionato più che mai a rivolgere il proprio sguardo a est invece che a ovest. Il presidente russo, che dovrebbe vedersi faccia a faccia con il suo omologo cinese nella giornata di domani, vede nella creazione di un grande spazio euro-asiatico un fattore di stabilizzazione capace di fornire un’alternativa all’ordine occidentale basato invece sulla divisione in blocchi contrapposti. Di questo e altro, il capo del Cremlino ha già avuto occasione di parlare oggi con il primo ministro ungherese, con il capo del Governo thailandese e con il presidente vietnamita, incontrati separatamente a margine del forum internazionale.
La Nuova Via della Seta ha portato finora alla stipula di oltre 200 accordi che coinvolgono circa 150 paesi oltre alla Cina, con l’obiettivo di sviluppare 6 corridoi commerciali in grado di unire il gigante asiatico al resto del mondo. Un resto del mondo di cui non farà probabilmente parte l’Italia. Sebbene sulla carta sia ancora l’unico paese del G7 ad aderire all’iniziativa, la cooperazione con Pechino è per Roma ormai un ricordo del passato. A dimostrarlo, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il fatto che nessun membro del Governo italiano sembra intenzionato a partecipare al forum. Salvo sorpresa, a rappresentare Roma ci dovrebbe essere l’ambasciatore Massimo Ambrosetti, che difficilmente riuscirà a portare a casa qualcosa di meglio di una foto con Xi Jinping e Vladimir Putin.