di Gionata Chatillard
Se le reazioni di Russia e Cina all’espansionismo statunitense erano più che prevedibili, non altrettanto si può dire della postura geopolitica adottata dall’India di Narendra Modi. Quello che da poco è diventato il paese più popoloso del mondo ha infatti dimostrato di saper mantenere un ampio margine di autonomia rispetto alle direttive emanate dalla Casa Bianca. Tanto che riportare Nuova Delhi all’ovile è ormai diventata una priorità per l’establishment occidentale, che fino a pochi mesi fa dava invece per scontata l’accondiscendenza indiana sui principali dossier internazionali.
Non è un caso che del ruolo di Nuova Delhi si sia parlato sia al G7 di Hiroshima che al Bilderberg di Lisbona. Con il suo rifiuto di aderire alle sanzioni anti-russe, il Governo di Modi ha infatti apertamente sfidato la leadership mondiale statunitense. Invece di castigare Mosca come voleva la Casa Bianca, l’India ha preferito sfruttare la situazione a proprio vantaggio facendo affari con il Cremlino. Una posizione per certi versi paragonabile a quella della Turchia, con la differenza che il paese asiatico è un tassello senza il quale Washington difficilmente potrà riuscire a vincere la partita con Pechino. Se finora la Casa Bianca ha quindi buttato giù, seppur controvoglia, le scappatelle di Nuova Delhi con Mosca, sul dossier cinese la pazienza statunitense potrebbe anche finire. Anche perché, qualora l’India dovesse trovare un equilibrio non solo con la Russia, ma anche con il suo ingombrante vicino asiatico, per l’egemonia anglosassone la strada si farebbe tutta in salita.
Nel contesto attuale, Nuova Delhi è quindi diventata poco meno che un ago della bilancia geopolitica globale, capace di stare contemporaneamente -almeno per il momento- sia nei BRICS che nel Quad. Ovvero, con il piede in due scarpe. Un’ambiguità strategica che potrebbe però avere i giorni contati. In equilibrio sulle macerie della globalizzazione, Nuova Delhi sembra infatti destinata a dover scegliere se preservare o se recidere una volta per tutte quel cordone ombelicale che ancora la lega all’impero coloniale anglosassone.