di Gionata Chatillard
Proseguono le trattative fra Iran e Afghanistan sul fronte della giustizia. Obiettivo dei 2 paesi è quello di coordinarsi tanto sulla questione del terrorismo come su quella dei rifugiati. In particolare, il dialogo bilaterale intende trovare soluzioni condivise per contenere i gruppi fondamentalisti che minacciano la pace nella regione. Una regione che proprio negli ultimi giorni è stata teatro di un’escalation a opera delle forze armate iraniane e pachistane, protagoniste di una serie di attacchi contro diversi gruppi separatisti del Belucistan che hanno colpito bersagli situati ben al di là delle rispettive frontiere.
Pur non riconoscendo ufficialmente il Governo di Kabul, Teheran ha recentemente dimostrato di avere tutto l’interesse a mantenere relazioni coi Talebani, in primis per questioni di sicurezza. Già lo scorso 8 gennaio, il capo della diplomazia afgana si era recato in visita nella capitale della Repubblica Islamica. I colloqui sono poi proseguiti nelle utlime ore a Kabul, dove i 2 paesi hanno studiato la possibile istituzione di un comitato giudiziario congiunto per affrontare la minaccia del terrorismo, considerato dal Governo iraniano come un “nemico comune” utillzzato dalle potenze occidentali per destabilizzare la regione.
Insieme alla Russia e alla Cina, la Repubblica Islamica è una fra le poche nazioni ad aver deciso di mantenere una qualche forma di rappresentanza diplomatica in Afghanistan dopo la caotica fuga delle forze di occupazione statunitensi nel 2021. Nessun paese ha comunque finora riconosciuto ufficialmente il Governo dei Talebani. Per farlo, Teheran ha chiesto loro di essere più “inclusivi”, ovvero di riflettere nella composizione dell’Esecutivo la diversità etnica del paese. Ma al di là delle formalità diplomatiche, le negoziazioni bilaterali vanno comunque avanti, e una nuova architettura giuridica transnazionale sembra poter iniziare a prendere forma a cavallo fra Medio Oriente, Cina e Asia Centrale.