di Elisa Angelone
Prosegue il tour sudamericano del presidente iraniano Ebrahim Raisi. Dopo la prima tappa in Venezuela, è stata la volta del Nicaragua, dove il leader della Repubblica Islamica è stato ricevuto ieri, 14 giugno, dall’omologo nicaraguense Daniel Ortega.
Come nel caso del Venezuela, anche questa visita riveste un’importanza strategica per i due Paesi, accomunati dal regime sanzionatorio cui sono sottoposti da parte degli USA e dalla volontà, nonostante ciò, di affermare la propria indipendenza in un mondo “più giusto”, che vada oltre il dominio a stelle e strisce. Oltre all’isolamento internazionale, a dare ulteriore slancio alla complicità e al rispetto reciproco di Teheran e Managua è l’esperienza rispettivamente della Rivoluzione islamica e di quella sandinista nel 1979 – aspetto, questo, che i due leader non hanno mancato di sottolineare durante il loro incontro. Così come non hanno mancato di rimarcare la comune lotta contro l’imperialismo e i doppi standard delle potenze occidentali, che da un lato predicano la democrazia e il rispetto dei diritti umani, e dall’altro sono le prime a non rispettare questi princìpi. “Gli USA sostengono di combattere il terrorismo, eppure hanno martirizzato l’eroe della lotta al terrorismo, il generale Qasem Soleimani”, ha dichiarato Raisi in conferenza stampa con Ortega. Stando alle dichiarazioni dei due leader, è proprio l’arroganza imperialista ad aver compattato ulteriormente le nazioni cosiddette indipendenti. “L’America voleva fermarci con sanzioni e minacce, ma la nostra nazione non solo non si è fermata, bensì ha saputo trasformarle in opportunità per svilupparsi e progredire”. Questo quanto affermato da Raisi, che intende condividere questa esperienza con i paesi dell’America Latina, mentre Washington si dice “preoccupata per il comportamento destabilizzante di Teheran” nella regione e minaccia provvedimenti. Prima di partire alla volta di Cuba, la delegazione iraniana ha firmato con la controparte nicaraguense diversi documenti di cooperazione in ambito economico, commerciale, sanitario e tecnologico, che vanno così ad aggiungersi ai 25 accordi già firmati da Teheran con Caracas.