di Jeff Hoffman
Dopo anni di tira e molla sono ripartiti in Pakistan i lavori sul gasdotto che trasferirà gas naturale da Teheran a Islamabad.
Il Comitato per l’Energia del Pakistan ha approvato la costruzione di un segmento di 80 chilometri del gasdotto di 800 chilometri che dal confine iraniano trasporterà 750 piedi cubi di gas alla città portuale di Gwadar in Pakistan.
Non tutti sanno, tuttavia, che il progetto è quel che resta di un piano di cooperazione nato nel 2003 fra Iran, India e Pakistan con il titolo di “gasdotto della pace” ma, in seguito all’attentato di Mumbai, nel 2008, il paese di Gandhi se ne tirò fuori lasciando a Iran e Pakistan il proseguimento del progetto.
Dal 2013, tuttavia, le sanzioni statunitensi sull’Iran nonché la minaccia di sanzioni contro il Pakistan hanno tenuto in stallo il progetto per circa 10 anni.
Lo scorso agosto, sotto l’usuale minaccia di sanzioni da parte di Washington Islamabad aveva nuovamente sospeso i lavori.
L’ex ministro del petrolio pakistano, Musadik Malik, dichiarò di essere in trattative con Washington allo scopo di ottenere un’esenzione dalle sanzioni relative al progetto. Così, mentre il Pakistan si trova stretto in una morsa tra la paura delle sanzioni a stelle e strisce e il rischio di dover pagare una penale a Teheran, la possibilità di non usare il dollaro per le transazioni con l’Iran è adesso all’ordine del giorno del governo pakistano.
Venerdì scorso, in una conversazione telefonica fra il ministro degli Esteri iraniano Amir-Abdollahian e il suo omologo pakistano Jalil Abbas Jilani, i due leader hanno discusso degli ultimi sviluppi nella regione concordando una maggiore cooperazione politica e di sicurezza per contrastare, insieme, il terrorismo.
Il ministro iraniano ha inoltre accolto il successo delle elezioni nazionali del Pakistan auspicando che il nuovo primo ministro e il nuovo gabinetto del paese vengano presto introdotti con la formazione del parlamento. Concordata, per il prossimo futuro, una riunione d’emergenza del Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica per porre fine alla guerra genocida di Israele contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.