di Fabio Belli e Margherita Furlan
I giudici della Corte Internazionale di Giustizia hanno ordinato a Israele di fermare immediatamente il suo attacco militare a Rafah.
Leggendo l’ordinanza, il capo della Corte Nawaf Salam ha affermato che i suoi giudici “non sono convinti che gli sforzi di evacuazione e le relative misure che Israele afferma di aver intrapreso” siano sufficienti ad “alleviare l’immenso rischio” per i civili a Rafah. Motivo per cui l’esercito israeliano deve fermarsi per evitare la distruzione totale della vita nella città.
La sentenza è stata accettata da una giuria di 15 membri con un voto di 13-2 e con l’opposizione solo dei giudici ugandesi e israeliani.
Nonostante ciò, secondo fonti palestinesi Israele avrebbe addirittura intensificato gli attacchi aerei e di artiglieria su Rafah.
L’esercito israeliano ha confermato in un comunicato che le “truppe continuano le operazioni”. Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, i carri armati israeliani sono avanzati nel sud-est di Rafah, si sono spostati verso il quartiere occidentale della città di Yibna e hanno continuato ad operare in tre sobborghi orientali.
Nel frattempo, Mosca sostiene che l’intelligence militare ucraina sia direttamente coinvolta nell’attacco terroristico al Crocus di Mosca. È quanto ha affermato il direttore dell’FSB, Aleksandr Bortnikov, secondo il quale non sussisterebbero dubbi al riguardo sebbene l’indagine sia tuttora in corso. Risulterebbe che la preparazione e il finanziamento dell’attacco, così come la successiva fuga dei terroristi, siano stati coordinati via Internet da membri dell’ISIS-K. “Al termine”, ha proseguito il capo dell’FSB, “i terroristi hanno però ricevuto il chiaro ordine di spostarsi verso il confine ucraino, dove era stata preparata una ‘finestra’ per loro.”
Intanto oggi il presidente russo, Vladimir Putin, è arrivato a Minsk per celebrare la Giornata della letteratura e della cultura slava. Durante l’incontro con il suo omologo bielorusso, Alexander Lukashenko, il Capo del Cremlino ha ribadito la disponibilità della Russia a negoziati sull’Ucraina. “Nell’eventuale ripresa dei negoziati con Kiev, Mosca deve capire con chi può e con chi deve trattare durante la firma di accordi”, ha affermato Putin facendo riferimento alla scadenza del mandato di Zelensky. Il presidente russo ha anche ricordato come durante i colloqui di Istanbul del 2022 una bozza di accordo fosse pienamente concordata anche dall’Ucraina.
In Europa, invece, sembrano fare scalpore le parole di Viktor Orbán, primo ministro dell’Ungheria, che non teme evidentemente ricatti, dopo l’attentato a Fico. È l’Europa che «si prepara a una guerra con la Russia», e non viceversa: è «improbabile che la Russia attacchi un Paese della Nato, e i discorsi sulla “minaccia russa” non sono che una manovra occidentale per prepararsi alla guerra». Così Orbán nel suo tradizionale intervento del venerdì mattina alla radio nazionale Radio Kossuth ha precisato che «avvocati e funzionari sono al lavoro per vedere come l’Ungheria possa mantenere l’adesione alla NATO senza però prendere parte ad azioni al di fuori del territorio». «La probabilità che qualcuno, non stiamo parlando solo della Russia, ma di chiunque altro, oggi decida di attaccare un Paese della NATO è estremamente ridotta», ha poi sottolineato Orbán. «Pertanto interpreto i riferimenti alla minaccia russa piuttosto come manovre da parte dell’Occidente e dell’Europa per prepararsi a un’entrata in guerra.”
Giorgia Meloni, nel frattempo, è alle prese con il passatempo elettorale redditometro sì, redditometro no.