di Fabio Belli
Il generale Michael E. Kurilla , capo del comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM), è volato a Israele per colloqui con funzionari del governo Netanyahu, tra cui il ministro della Difesa Yoav Gallant, riguardo alla prevista risposta iraniana allo Stato ebraico.
Due giorni fa, il quotidiano arabo Elaph News, con sede a Londra, citando un anonimo “funzionario della sicurezza occidentale”, rendeva noto che Israele ha condotto esercitazioni aeree negli ultimi giorni, inclusa la preparazione a colpire gli impianti nucleari iraniani e altre infrastrutture chiave in caso di una risposta della Repubblica Islamica verso Israele.
Tuttavia, fonti anonime dell’intelligence statunitense hanno riferito alla CNN che è improbabile che l’Iran attacchi direttamente Israele. Secondo inoltre quanto riferito da una fonte diplomatica iraniana al quotidiano libanese Al-Akhbar, Teheran avrebbe proposto un accordo dietro le quinte a Washington, promettendo di astenersi dal colpire Israele “per il momento”, ma solo a condizione che Tel Aviv non porti avanti l’offensiva promessa contro la città di Rafah.
Il tutto nonostante funzionari anonimi dell’intelligence abbiano dichiarato a Bloomberg che gli Stati Uniti e i loro alleati ritenessero molto probabile e imminente un grave attacco missilistico dell’Iran contro Israele. E nonostante la missione iraniana alle Nazioni Unite, dia quasi per scontata la reazione: “La condanna del Consiglio di sicurezza dell’ONU per l’attacco al consolato iraniano a Damasco avrebbe evitato la necessità di punire Israele”, ha affermato la delegazione della Repubblica Islamica.
E soprattutto, infine, nonostante Israele continui le sue offensive nella striscia di Gaza. Secondo quanto riporta il ministero della Sanità palestinese, oltre 120 persone sono state uccise e decine di altre ferite nelle ultime 24 ore a causa degli attacchi aerei dell’esercito israeliano.