di Margherita Furlan e Fabio Belli
Le Forze armate di Israele (Idf) hanno occupato l’edificio del Consiglio legislativo palestinese a Gaza, esponendo in una foto di gruppo i loro vessilli con la stella di David. Secondo il ministro della Difesa israeliano, Yoav Galant, che non fa i conti con Hezbollah, Hamas avrebbe perso il controllo di Gaza: l’esercito israeliano sembra voler spadroneggiare vista anche la demolizione con i bulldozer di importanti simboli come alcuni monumenti dedicati al defunto leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina Yasser Arafat.
Si arena intanto la possibilità di uno scambio parziale tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi o della liberazione dei primi in cambio di una tregua di cinque giorni.
Nella tarda serata di ieri, 13 novembre, almeno 31 persone hanno perso la vita in un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza. Il bombardamento ha distrutto circa 12 edifici.
I due maggiori ospedali dell’enclave palestinese, Al-Shifa e Al-Quds, sono fuori servizio a causa della mancanza di carburante ed elettricità, mentre circa 200.000 persone nel nord di Gaza sono state costrette a fuggire verso sud. Cifra evidentemente destinata ad aumentare.
Il presidente brasiliano Lula Da Silva lancia dunque un monito: “Non avevo mai sentito notizia che i bambini fossero le vittime preferenziali della guerra”. Si riferisce all’uccisione di oltre 4.600 bambini palestinesi nella Striscia di Gaza da parte di Israele, mentre cresce il dissenso interno all’amministrazione Biden per il sostegno a Tel Aviv. Più di 400 esponenti di nomina politica e membri dello staff di circa 40 agenzie governative, scrive il New York Times, hanno inviato oggi una lettera di protesta al presidente sollecitandolo a chiedere urgentemente un cessate il fuoco immediato nella Striscia e a fare pressione su Israele affinché si consenta l’arrivo degli aiuti umanitari nel territorio palestinese. Si tratta dell’ultima di varie lettere di protesta inviate da dirigenti di vari rami dell’amministrazione Biden. Tra queste, tre promemoria interni al segretario di Stato Antony Blinken firmati da decine di dipendenti del dipartimento e una lettera aperta firmata da oltre 1.000 dipendenti dell’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid). I firmatari sono anonimi per questioni di “sicurezza personale e per il rischio di perdere il lavoro». Tra le proteste anche quella del gruppo statunitense per i diritti umani Center for Constitutional Rights (CCR) che ha annunciato un’azione legale federale contro Joe Biden, Antony Blinken e il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, per “incapacità di prevenire e complicità nel genocidio in corso da parte del governo israeliano” contro i palestinesi a Gaza.
A Levante, il vice ministro degli Esteri iraniano, e capo negoziatore sul nucleare di Teheran, Ali Bagheri Kani, ha affermato che, a prescindere dal risultato della guerra in corso a Gaza, gli Stati Uniti usciranno sicuramente sconfitti. «In Palestina, da una parte c’è l’aggressore, l’occupante, il criminale che viola tutte le regole di base dei diritti umani e dall’altra parte c’è una nazione oppressa che possiede la terra della Palestina e sta in ogni modo cercando di ottenere i suoi diritti», ha sottolineato Bagheri Kani, che ha anche lanciato un appello ai Paesi islamici per «boicottare i prodotti israeliani e vietare l’esportazione di petrolio e altri beni di base a Tel Aviv».
La Cina invece si dichiara favorevole alla creazione di una zona priva di armi nucleari in Medio Oriente e ritiene che le dichiarazioni rilasciate da un funzionario di Israele sul possibile sgancio della bomba atomica sulla Striscia di Gaza siano “estremamente irresponsabili ed inquietanti”. Lo ha dichiarato ieri il vice rappresentante permanente cinese alle Nazioni Unite, Geng Shuang, dopo che il ministro israeliano del Patrimonio edilizio, Amihai Elyahu, ha definito “una possibilità” l’utilizzo dell’arma nucleare contro l’exclave palestinese. Condannando l’affermazione come “estremamente irresponsabile e inquietante”, il diplomatico cinese ha dunque invitato Israele a “ritrattare immediatamente” le dichiarazioni, nonché ad aderire al trattato di non proliferazione “il più presto possibile”.