di Fabio Belli
È di 112 vittime e oltre 750 feriti il bilancio dell’attacco di ieri, 29 febbraio, da parte delle forze israeliane contro i civili palestinesi in cerca di aiuti alimentari nella Striscia di Gaza. Secondo le ultime ricostruzioni, l’esercito di Tel Aviv ha aperto il fuoco sui palestinesi che avevano circondato un convoglio di 38 camion con aiuti umanitari.
Con un post su X, il presidente francese Emmanuel Macron ha esternato la sua “più forte condanna per l’accaduto e ha chiesto verità, giustizia e rispetto del diritto internazionale”. Il capo degli affari esteri dell’Unione europea, Josep Borrell, ha espresso orrore per “l’ennesima carneficina tra i civili a Gaza”. La Turchia ha affermato che l’incidente “è la prova che Israele mira consapevolmente e collettivamente a distruggere il popolo palestinese”.
Reazioni al massacro sono arrivate anche da Pechino. Il ministero degli Esteri cinese ha espresso “shock”. “Esprimiamo il nostro dolore per le vittime e la nostra solidarietà ai feriti”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, invitando Israele ad attuare “immediatamente” un cessate il fuoco e a proteggere la sicurezza dei civili.
Condanne anche da Arabia Saudita, Kuwait e Emirati Arabi. Il Qatar ha avvertito che “il disprezzo di Israele per il sangue palestinese aprirà la strada a un ciclo di violenza in espansione”.
Ma tutto questo per Washington sembra non esistere visto che gli Stati Uniti hanno ancora una volta bloccato una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che avrebbe accusato le forze israeliane per l’accaduto. La relazione, presentata ancora una volta dall’Algeria e sostenuta da 14 dei 15 membri del Consiglio a porte chiuse, è stata bloccata da Washington che ha giustificato la scelta per presunti “rapporti contraddittori”. “Non abbiamo tutti i fatti sul campo: questo è il problema”, ha detto ai giornalisti il vice ambasciatore statunitense all’ONU, Robert Wood.
Intanto nello Yemen migliaia di persone hanno organizzato manifestazioni di massa per esprimere ferma solidarietà ai palestinesi e chiedendo agli Houthi di intensificare l’operazione anti-israeliana nel Mar Rosso rispondendo all’aggressione anglo statunitense.
Nel frattempo, Israele ha pensato bene di bombardare anche la Siria, uccidendo un membro del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica. In una dichiarazione di oggi, la Marina dell’IRGC ha affermato che il suo membro, Reza Zarei, è stato assassinato insieme ad altri due di Hezbollah a seguito di un attacco israeliano al porto di Baniyas, nel nord-ovest della Siria.
E per non farsi mancare niente, le forze israeliane, oltre che di genocidio, sono accusate anche di crimini ambientali. Secondo quanto riferisce il media libanese Al Mayadeen, il consiglio locale del quartiere di al-Zaytoun, a est della città di Gaza, ha invitato le organizzazioni ambientaliste internazionali a intervenire rapidamente per proteggere gli alberi e la fauna selvatica, oltre che fornire risorse essenziali e ripristinare le strutture danneggiate. Il quartiere ha subito, infatti, ingenti danni, con circa 55.000 alberi sradicati in nove parchi pubblici, compreso uno zoo che ospitava circa 100 animali e un parco giochi per bambini.