di Fabio Belli
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. È quanto si potrebbe dire del governo israeliano che, nonostante gli accorati appelli di cessate il fuoco a livello internazionale, non attenua la propria mattanza nel territorio palestinese.
Le forze israeliane hanno ucciso ieri mattina, 17 dicembre, cinque palestinesi in un campo profughi nella Cisgiordania occupata. Lo ha riferito il ministero della Sanità locale, mentre secondo la versione di Tel Aviv gli attacchi aerei avrebbero preso di mira terroristi, quattro dei quali sarebbero stati uccisi.
Secondo il Patriarcato latino di Gerusalemme, ieri avrebbero inoltre perso la vita una madre e una figlia in una parrocchia di Gaza, mentre i carri armati israeliani stavano distruggendo un convento di suore missionarie intitolato a Madre Teresa. L’attacco avrebbe poi causato il ferimento di almeno altri sette civili.
Ma fra le voci critiche contro Israele c’è anche quella del Ministero degli Esteri francese che ha condannato un raid aereo che ha causato la morte di uno dei suoi diplomatici a Rafah. L’uomo, il cui nome non è stato rivelato, si stava nascondendo a casa di un collega quando mercoledì l’edificio è stato preso di mira. Proprio ieri, in un incontro a Tel Aviv con l’omologo israeliano Eli Cohen, il capo della diplomazia francese, Catherine Colonna, si era lamentata dell’eccessiva uccisione di civili nell’enclave palestinese.
Critiche anche dall’OMS, secondo cui il pronto soccorso dell’ospedale Al-Shifa, nel nord di Gaza, devastato dai bombardamenti israeliani, è sempre più uno scenario apocalittico, nonostante una squadra dell’Organizzazione sia riuscita nel fine settimana a consegnare forniture mediche a quello che è il più grande presidio ospedaliero della Striscia di Gaza.