di Fabio Belli
La guerra in Israele potrebbe avere ripercussioni anche sul prezzo dell’energia.
Oggi, 9 ottobre, il costo del prezzo del gas è salito dell’8,3% sfondando il muro dei 40 euro per megawattora. Fra le motivazioni del rialzo vi sarebbe anche la scoperta di una perdita in un gasdotto del Baltico che collega la Finlandia all’Estonia. D’altronde proprio in Israele i giacimenti Noa, Tamar e Leviathan, garantiscono oltre 3 miliardi di metri cubi di gas e la decisione dell’Unione europea nel 2022 di risolvere la dipendenza dalla Russia era stata stata un’occasione ghiotta per i rifornimenti israeliani, tanto che l’allora primo ministro, Yair Lapid, aveva dichiarato di essere in grado di coprire il 10% delle importazioni russe in Europa.
Al tempo stesso, l’Algeria ha manifestato “piena solidarietà al popolo palestinese”, producendo, insieme all’Iran, in tutto il mondo la reazione più schierata con Hamas. L’Algeria è oggi però il principale fornitore di gas in Italia Tanto che l’import di metano in Italia dalla Russia si è dimezzato da 29 a 14 miliardi di metri cubi, mentre dall’Algeria è cresciuto da 22 a 26 miliardi di metri cubi. Non buone notizie dunque per l’Italia che vede, in prospettiva, andare a picco sempre più l’economia della piccola e media industria italiana.
Anche il petrolio risente della possibile escalation in Medio Oriente con il prezzo del greggio aumentato del 5%. I timori riguardano tuttavia più le incertezze attuali dei mercati e le consuete movimentazioni speculative, piuttosto che un problema logistico di forniture nell’immediato. Incertezze che potrebbero però concretizzarsi nel caso in cui l’Europa, sotto dettatura da parte di Washington, dovesse imporre sanzioni ed embarghi all’Iran per un ipotetico coinvolgimento delle incursioni di Hamas. E se dovesse venir meno il petrolio iraniano sul mercato ci sarebbero inevitabili ripercussioni per l’esclusione di uno dei primi produttori al mondo.
Nel “fu Belpaese” già a settembre l’Arera aveva comunicato un aumento del gas pari al 4,8%. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, la situazione attuale sarebbe preoccupante vista la dipendenza del Vecchio Continente, ma anche dell’Italia, dalle forniture di Medio Oriente e Nord Africa.