di Fabio Belli e Domenico D’Amico
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, durante l’incontro a margine del vertice APEC, ha invitato l’omologo cinese, Xi Jinping, a usare la sua influenza per calmare le tensioni in Medio Oriente. Tra le altre cose, Biden ha esortato Xi a fare pressione sull’Iran affinché non approfondisca il conflitto tra Israele e Hamas.
Ma chi invece sta contribuendo a surriscaldare la regione mediorientale sembrano proprio gli Stati Uniti. Secondo la giornalista investigativa, Vanessa Beeley, le forze statunitensi starebbero infatti intensificando gli attacchi aerei contro la Siria. “Li abbiamo visti attivare le forze per procura dell’Isis per effettuare attacchi, in particolare nei distretti orientali a est di Homs”, ha detto la Beeley a Sputnik, secondo la quale le forze a stelle e strisce sarebbero passate dal rubare petrolio e risorse agricole ai siriani, a una vera e propria opera subdola di destabilizzazione della Repubblica Araba.
Nel frattempo, anche l’Arabia Saudita ha condannato Israele per aver preso d’assalto l’ospedale Al-Shifa, affermando che le azioni delle forze armate israeliane costituiscono “una palese violazione del diritto umanitario internazionale, di tutte le norme e convenzioni internazionali, e dell’esplicito attacco contro civili e medici”. La nota rilasciata dal ministro degli Esteri saudita punta inequivocabilmente il dito contro Tel Aviv, auspicando l’attivazione di “meccanismi di responsabilità internazionale” per affrontare le violazioni commesse dalle forze israeliane nell’enclave palestinese assediata.
Intanto la leadership israeliana, a livello internazionale, è sempre più alle corde. Il presidente Isaac Herzog, durante un’intervista al Financial Times, formula la soluzione sul dopo Gaza, ovvero quella del controllo totale per evitare, a suo dire, che qualcun altro prenda il sopravvento e che l’enclave venga trasformata in una base terroristica. L’ambasciatrice israeliana presso le Nazioni Unite, Meirav Eilon Shahar, si scaglia addirittura contro l’ONU stessa per le preoccupazioni espresse sui bombardamenti a Gaza, contrari al diritto internazionale. Secondo Shahar tale diritto non sarebbe altro che un escamotage per garantire l’impunità alle organizzazioni terroristiche. Non a caso Tel Aviv ha negato la richiesta dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk di visitare il paese. Secondo quanto ha riferito l’Agence France Presse, Israele non conoscerebbe in questo momento alcun vantaggio derivante dalla visita dell’Alto Commissario.
Oggi le forze armate israeliane hanno annunciato la cattura dei principali moli di Gaza ai combattenti di Hamas.
“Durante la notte, i jet da combattimento delle Forze di Difesa Israeliane hanno colpito la residenza di Ismail Haniyeh, il capo dell’ala politica di Hamas” ha dichiarato Israele ufficialmente, dove sembra si svolgessero le riunioni ad alto livello del gruppo palestinese.
Intanto in Israele il principale partito di opposizione, nella persona del suo leader Lapid, ha di nuovo chiesto a gran voce le dimissioni del premier Netanyahu: “l’anello debole è il governo, e soprattutto il primo ministro”, in quanto “ha perso la fiducia dei suoi cittadini, la fiducia della comunità internazionale e, cosa più grave, la fiducia del sistema di sicurezza” ha dichiarato, mettendo in evidenza la necessità di un ‘governo di ricostruzione nazionale’ anche a guida Likud, ma senza il primo ministro.
Nel frattempo la tragica conta delle vittime va avanti e secondo i dati ufficiali aggiornati a ieri i morti sono 11.320: 4650 sono bambini e 3145 donne; 29200 sono i feriti e 3600 i dispersi. Morti anche 200 medici e 51 giornalisti.