di Fabio Belli
Grattacieli, campi solari, impianti di desalinizzazione dell’acqua, un nuovo corridoio ferroviario ad alta velocità e piattaforme petrolifere. È come dovrebbe apparire Gaza nel futuro secondo un progetto elaborato dall’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Progetto che prende il nome di Gaza 2035 che, secondo le intenzioni del governo di Tel Aviv, rappresenta un piano generale in tre fasi per costruire una zona di libero scambio nei circa 365 km quadrati dell’odierna Striscia di Gaza, oltre al porto El-Arish, nella penisola egiziana del Sinai, e la città israeliana di Sderot.
La futuristica Gaza, secondo il progetto, sarà amministrata da Israele, Egitto e da una fantomatica entità chiamata Gaza Rehabilitation Authority, un’agenzia gestita dai palestinesi in grado di supervisionare la ricostruzione, ma che non ha niente a che vedere con il riconoscimento dello stato palestinese.
Infatti, da quanto si evince dal documento, entro il 2035, Gaza e la Cisgiordania verrebbero poste sotto “l’amministrazione nominale ” dell’Autorità Palestinese con Israele che rimarrebbe responsabile della sicurezza della zona di libero scambio.
Secondo dati delle Nazioni Unite, oltre il 70% del patrimonio edilizio dell’enclave palestinese è stato distrutto dai bombardamenti israeliani e la ricostruzione potrebbe costare dai 40 ai 50 miliardi di dollari.
La devastazione potrebbe dunque spianare la strada -non solo in senso figurato- alla nuova zona di libero scambio.