di Margherita Furlan e Fabio Belli
Israele ha completamente distrutto la struttura sanitaria di al-Shifa, la più grande della Striscia di Gaza. Il bilancio delle vittime, ancora in aggiornamento, è di oltre 400 morti. Secondo l’esercito israeliano, ad al-Shifa sarebbero stati uccisi combattenti di Hamas e sequestrati armi e documenti di intelligence.
Un drone dell’esercito israeliano ha inoltre sparato ripetutamente a un convoglio di aiuti dopo che «i soldati hanno pensato che terroristi armati fossero nel gruppo». Sette, tra cui tre britannici, gli operatori umanitari rimasti uccisi. Il ministero degli Esteri del Regno Unito ha convocato l’ambasciatore israeliano a Londra.
Non bastasse, il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha annunciato una rapida transizione verso operazioni di attacco contro Libano e Siria.«Colpiremo Hezbollah – non solo Beirut, Sidone, Tiro e Damasco, ma anche luoghi più distanti, e passeremo dalla difesa all’attacco. Dove dobbiamo agire, agiremo!» Si tratterebbe di una guerra “guerra totale” contro il Libano, a cui la popolazione dev’essere preparata, riferisce il sito web israeliano Ynet.
Israele, insomma, agisce praticamente indisturbata, mentre la destabilizzazione nel Medio oriente prosegue vertiginosamente al passo, guarda un po’ il caso, della dedollarizzazione.
E così, Ali Shamkhani, consigliere militare della Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, ha affermato che la «responsabilità diretta» del raid attribuito a Israele contro l’edificio consolare dell’ambasciata iraniana a Damasco è degli Stati Uniti. «Il regime sionista, agendo come un esercito per conto degli USA nella regione, ha commesso un atto sciocco attaccando il consolato dell’Iran a Damasco», ha scritto Shamkhani sul suo account X.
E mentre è atteso per oggi, alle 15 ora di New York, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, su richiesta di Teheran per discutere l’atto di aggressione di Israele a Damasco, arriva la condanna del Segretario Generale Guterres. Come quella di Mosca. «Un atto di aggressione» e una «violazione della legge internazionale: così il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, ha definito il bombardamento israeliano sul consolato iraniano a Damasco.