di Domenico D’Amico
Si va perfezionando in Italia il sistema di allerta della Protezione Civile, che sarà in grado di segnalare allarmi ed emergenze con una notifica a tutti i telefoni cellulari presenti in una certa zona: i primi test hanno avuto luogo in alcune regioni italiane e a febbraio del 2024 il sistema, denominato IT-alert, dovrebbe essere pienamente operativo su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo dichiarato è di “minimizzare l’esposizione individuale e collettiva al pericolo”.
L’Italia recepisce così la normativa europea num. 1972 del 2018 in merito alla creazione di un sistema di allarme pubblico comunitario denominato EU-alert: nei principali stati europei è già pienamente implementato.
Anche negli Stati Uniti, in questi giorni, sono stati effettuati test di prova, con ampia copertura mediatica in merito alle ragioni e al funzionamento del sistema di allarme, che comprende anche la possibilità per il Presidente di parlare a tutti gli americani nell’arco di dieci minuti dal momento dell’allarme.
Nel frattempo in Russia sono stati effettuati numerosi test delle sirene anti-aeree, coinvolgendo anche le TV e le Radio.
La paura di parte dell’opinione pubblica rispetto a uno scenario potenzialmente orwelliano e distopico sembra legittima, specie se si pensa alle possibili interazioni con la normativa relativa al Green Pass e alla prossima introduzione della moneta digitale: molti cittadini stanno facendo resistenza passiva già dalle notifiche di prova, spegnendo i loro cellulari.
Il garante della Privacy ha dato rassicurazioni su come non vi siano problemi in tal senso, in quanto “nessun dato personale di chi riceve il messaggio viene trattato in alcun modo dal Dipartimento della Protezione Civile come pure dai vari operatori telefonici”.
La concomitanza però di una diffusa ansia emergenziale tra la cittadinanza, dopo il Covid, la guerra e gli allarmi climatici, e la diffusione di tali sistemi di allerta accresce la sensazione di un loro possibile uso distorto e manipolativo da parte dei Governi e di una definitiva erosione dello spazio privato personale attraverso l’uso politico dello stato emergenziale.