di Gionata Chatillard
Non sono passati neanche 5 anni dall’entrata del Portogallo nella Via della Sete cinese, ma per Lisbona è già arrivato il momento di fare retromarcia. Il sogno di Pechino di fare dello scalo marittimo di Sines uno dei principali sbocchi delle esportazioni via nave verso l’Europa sembra infatti essere giunto alla fine. Il Governo portoghese, che sta continuando ad allentare tutti i legami costruiti negli ultimi anni con il paese asiatico, ha apertamente dichiarato che avrebbe rivisto le sue relazioni con Pechino se la Repubblica Popolare avesse appoggiato la Russia nella guerra in Ucraina. Ma non solo. Lisbona ha anche deciso di seguire una linea più dura di altri paesi occidentali riguardo all’adozione di tecnologie e investimenti cinesi. Tanto che per fare il punto della situazione, lo scorso maggio è dovuto correre in Portogallo Han Zheng, uomo di fiducia del presidente Xi Jinping.
In realtà, su cosa stia succedendo ci sono pochi dubbi. La retromarcia portoghese è infatti speculare a quella italiana, con le stesse motivazioni e gli stessi tira e molla volti in qualche modo a salvare il salvabile. Sia per Roma che per Lisbona, la priorità è quella di non indispettire Washington in un momento in cui la Casa Bianca sta cercando di isolare la Cina nel panorama internazionale. E anche se l’ufficialità di queste giravolte diplomatiche si farà probabilmente attendere ancora qualche settimana, tutto sembra comunque essere già stato deciso. Tanto che secondo Bloomberg, Giorgia Meloni avrebbe già confermato privatamente al premier cinese Li Qiang l’imminente uscita dalla Via della Seta da parte di Roma.
Ma se a Pechino farà male la rinuncia dell’Italia, non meno dolorosa sarà quella del Portogallo. Da una parte, per via della posizione strategica di un paese dalle cui acque passa oltre la metà del commercio estero dell’Unione Europea. Dall’altra, per le storiche relazioni tra Cina e Portogallo, che negli anni ’80 erano anche riuscite a mettersi d’accordo sulla decolonizzazione di Macao. Motivo per cui perdere Lisbona significa per Pechino non solo fare a meno di un partner commerciale, ma anche perdere un vero e proprio simbolo di come Oriente e Occidente possano in realtà andare a braccetto.