di Domenico D’Amico
Dopo numerose sedute andate a vuoto nei 4 mesi scorsi, il consiglio comunale di Roma ha votato per la concessione a Julian Assange della cittadinanza onoraria della capitale.
E’ un segnale molto importante per il giornalista australiano, che è ingiustamente detenuto dal 2019 in un carcere di massima sicurezza inglese, con la spada di Damocle dell’estradizione verso gli Stati Uniti dove lo aspetterebbe una condanna a 170 anni di carcere.
Roma potrebbe così essere la prima capitale al mondo a concedere la cittadinanza onoraria ad Assange, dopo che in Italia lo hanno già fatto città come Napoli, Reggio Emilia, Catania e con Perugia e Reggio Emilia che si sono spinte anche oltre, fino a discutere in questi giorni di un possibile asilo politico.
In Campidoglio adesso dovrà essere depositata una delibera, e poi ancora altri passaggi. Dichiara a proposito Marianella Diaz del comitato promotore Free Assange Italia:
“Una volta approvata la delibera ci vuole il parere di una commissione di saggi (professori de La Sapienza) e poi la ratifica del Sindaco. Ma intanto è il primo importantissimo passo che il Sindaco Gualtieri fino a qualche giorno fa non voleva assolutamente compiere.” Tante le associazioni e gli attivisti che hanno fatto pressione sul consiglio comunale, che quindi condividono con il comitato Free Assange Italia il risultato: dal popolo italiano arriva quindi un segnale importante per una lotta fondamentale per la libertà di stampa, a dimostrazione del fatto che la pressione sulle istituzioni funziona; importante è stato anche il ruolo dell’ex sindaca Virginia Raggi e del suo gruppo consiliare, che ha firmato e promosso la mozione.
Giulietto Chiesa dedicò le sue ultime parole proprio a Julian Assange dicendo a proposito della censura del mainstream, dei media, dei social:
“Ecco perchè Julian Assange è una bandiera, un simbolo: per questa ragione, perché la rappresenta. E il silenzio che circonda il suo processo è la prova provata di come la censura può agire non solo raccontandoci bugie ma tacendo ciò che per loro non deve essere noto.”
E concludeva, invitando tutti all’azione: “Assange deve servire anche come riscossa, risveglio, prima che sia troppo tardi.”