di Fabio Belli
Pechino deplora e si oppone fermamente all’introduzione delle restrizioni imposte da Washington nei confronti delle aziende statunitensi che investono in Cina.
È quanto ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese in riferimento alla firma, da parte del presidente Joe Biden, di un ordine esecutivo sull’istituzione di meccanismi di controllo per limitare investimenti di soggetti statunitensi nei settori cinesi dei semiconduttori, microelettronica, tecnologia dell’informazione quantistica e intelligence.
Secondo la tesi di Pechino, tali limitazioni giustificate con la scusa della sicurezza nazionale, avrebbero il reale intento di privare la Cina del suo diritto allo sviluppo e si configurerebbero come un palese bullismo tecnologico, in grado di violare i principi dell’economia di mercato e della concorrenza leale, destabilizzando le catene industriali e di approvvigionamento globali.
“Il presidente Biden si è impegnato a non cercare di separarsi dalla Cina”, ha affermato il portavoce che ha dunque esortato la Casa Bianca a mantenere tale impegno, evitando di politicizzare e strumentalizzare le questioni tecnologiche e commerciali. “Seguiremo da vicino gli sviluppi e salvaguarderemo risolutamente i nostri diritti e interessi”, ha concluso il portavoce.
Al contempo Pechino ha chiamato in causa Washington anche sulla questione del Mar Cinese Meridionale. La dichiarazione è avvenuta in seguito alle critiche del Dipartimento di Stato statunitense alla Marina cinese rea, secondo la Casa Bianca, di aver impedito alle navi filippine la consegna di nuove truppe e rifornimenti a una nave militare bloccata. Manila ha altresì riferito che le navi cinesi avrebbero aperto il fuoco con cannoni ad acqua.
La Cina nel merito si è limitata a definire le azioni delle Filippine come illegali e provocatorie.