di Elisa Angelone
Come da previsioni, la riapertura della Cina ha coinciso con un aumento della competizione tra potenze sul mercato dell’energia. In breve tempo Pechino è già in prima linea nella corsa per accaparrarsi enormi quote della produzione globale. La Cina infatti non solo ha occupato con successo la fetta di mercato dell’energia russa lasciata scoperta dal Vecchio Continente, ma ha cominciato a fare incetta di GNL proveniente anche da altri Paesi esportatori di gas, come l’Algeria e il Kazakistan.
Il gruppo cinese Wanhua Chemical ha firmato lo scorso martedì 16 maggio un contratto con la compagnia petrolifera nazionale algerina Sonatrach per la fornitura di GPL. Secondo quanto dichiarato dalla società algerina, il contratto in questione rappresenta una svolta significativa per le esportazioni algerine, anche perché “permette di introdurre il prezzo di riferimento del GPL algerino sul più grande mercato regionale del mondo”. In generale, Pechino e Algeri puntano ad instaurare un rapporto stabile e duraturo nel settore energetico e petrolchimico in generale – il che porterà nuove entrate al colosso petrolifero algerino che, nell’ultimo anno, ha già raddoppiato i propri ricavi.
Sempre martedì, Pechino ha ricevuto il primo carico di gas liquefatto emiratino pagato in yuan. Si tratta di 65.000 tonnellate di GNL approdate alla stazione di Guangdong dagli Emirati Arabi Uniti, a dimostrazione che la presenza della valuta nazionale cinese nel mercato internazionale dell’energia è sempre più solida.
Anche i paesi dell’Asia Centrale sono visti da Pechino come importanti partner energetici. Non a caso, proprio in questi giorni si svolge nella città cinese di Xi’an il primo vertice Cina-Asia centrale in assoluto. Un evento importante, durante il quale il presidente Xi Jinping ha accolto i suoi omologhi dal Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Tutti e cinque i Paesi cooperano con la Cina alla realizzazione della Nuova Via della Seta e in occasione del vertice in corso hanno avviato un’ulteriore serie di progetti in ambito energetico, sanitario, tecnologico e commerciale. Secondo i dati della dogana cinese, il volume di scambi tra Pechino e le nazioni dell’Asia Centrale è quasi raddoppiato nel corso del 2022, raggiungendo il record storico di 70 miliardi di dollari. La Cina punta soprattutto sul Kazakistan, il partner più grande della regione centroasiatica. A margine del vertice, Pechino e Astana hanno firmato 47 accordi per un valore complessivo di 22 miliardi di dollari. Tra questi anche un accordo tra la compagnia petrolifera statale cinese e la sua corrispettiva kazaka che prevedono di estendere la cooperazione al di là delle sole forniture energetiche, ampliandola quindi all’esplorazione geologica in Kazakistan e alla costruzione di una seconda stringa del gasdotto Beyneu-Shymkent.
In generale, anche la Russia ha interesse ad ampliare le infrastrutture energetiche in Asia Centrale per trasportare il proprio gas alla Cina e rifornire al contempo le regioni centroasiatiche. Non a caso, dunque, Mosca e Astana hanno annunciato proprio questa settimana il progetto congiunto per un futuro gasdotto verso la Cina.