di Fabio Belli
Un sistema monetario decentralizzato in grado di risolvere problemi e alternativo a quello del dollaro.
Per l’analista geopolitico, Pepe Escobar, intervenuto su Sputnik, è un’ipotesi più che concreta e potrebbe realizzarsi già entro il 2024. Secondo Escobar, la maggioranza globale, in primis quella aderente ai BRICS, ne avrebbe infatti abbastanza del sistema messo in atto 80 anni fa a Bretton Woods e dei suoi difetti endemici: deficit cronici che alimentano spese militari irresponsabili, bolle speculative, sanzioni motivate politicamente, protezionismo e la mancanza di un arbitrato equo.
Per contro, il nuovo progetto denominato The Unit, proporrebbe una soluzione affidabile, rapida ed economicamente efficiente per i pagamenti transfrontalieri e potrebbe rappresentare un punto di svolta sotto una nuova forma di valuta internazionale emessa in modo decentralizzato e quindi riconosciuta e regolamentata a livello nazionale.
Sempre secondo l’articolo, gli effetti dell’entrata in vigore della nuova valuta potrebbero anche contribuire al ribaltamento dei prezzi ingiusti nel commercio di materie prime, attraverso la creazione di una nuova Borsa Mercantile Eurasiatica. All’atto pratico The Unit sarebbe ancorata all’oro per il 40% e alle valute BRICS+ per il restante 60% senza essere tecnicamente una criptovaluta.
Non a caso, in tema di dollarizzazione, recentemente a Nuova Delhi, Alexander Babakov, vice presidente della Duma di Stato russa, aveva affermato che Mosca fosse alla guida di una nuova valuta per i paesi BRICS. Alle parole dell’esponente russo avevano fatto eco a Pechino quelle del presidente del Brasile, Luiz Inàcio Lula da Silva, che si chiedeva “perché tutti i paesi devono basare il loro commercio sul dollaro”.
Una domanda che ora, anche dal punto di vista pratico, sembra avere più di una risposta, la de dollarizzazione è tutto meno che un’utopia.