di Gionata Chatillard
La Francia ha intenzione di alzare il prezzo dell’energia nucleare, chiedendo ai paesi che la acquistano di sostenere finanziariamente la sua produzione. L’idea è venuta in mente ai funzionari del Ministero degli Esteri, che in una conferenza stampa di fronte a vari giornalisti europei hanno dichiarato che le nazioni non dotate di centrali atomiche dovranno dare un contributo maggiore al fine di garantire livelli soddisfacenti di produzione elettrica nel paese di Emmanuel Macron. In concreto, Parigi vuole che gli Stati che hanno rinunciato al nucleare finanzino, almeno in parte, la costruzione di nuovi impianti sul territorio francese. Questa, a quanto pare, sarà la condizione a cui questi paesi dovranno sottostare per poter continuare a importare energia atomica senza essere costretti a produrla in proprio.
Dichiarazioni, queste, che hanno subito fatto scattare l’allarme in Svizzera. La stampa del paese alpino si è infatti affrettata a confermare che la nuova strategia annunciata da Parigi peserà sulla tasche dei contribuenti della Confederazione Elvetica, paese che nel 2011 ha deciso di eliminare gradualmente le proprie centrali nucleari dopo la catastrofe di Fukushima. Se da un alto la notizia ha dato fiato alle trombe delle associazioni svizzere che lottano per revocare questo divieto in nome della “sicurezza energetica”, dall’altro ha scatenato le critiche di compagnie elettriche come il colosso Alpiq, che ha già detto che non intende sborsare neanche un centesimo per la costruzione di nuovi impianti in Francia.
Il Governo di Macron, alle prese con un parco di reattori nucleari ormai obsoleto, ha messo in cantiere 6 nuove centrali da qui al 2050. Nello stesso periodo, in tutta l’Unione Europea saranno costruiti in totale 30 nuovi impianti per centrare gli obiettivi della transizione energetica e sganciarsi ulteriormente dal gas russo. Ma se dovesse imporsi la linea annunciata dalla Francia, a pagare il conto delle nuove centrali potrebbe essere anche l’Italia, che importa circa il 5% del proprio fabbisogno energetico proprio dal paese transalpino.
Il Governo di Giorgia Meloni ha tuttavia già annunciato di voler tornare a puntare sul nucleare dopo più di 30 anni. Una decisione che, oltre ad allineare l’Italia agli altri paesi del G7, eviterebbe probabilmente a Roma di dover finanziare parte del programma atomico francese. Al prezzo, però, di far fare al paese un passo indietro rispetto a quanto stabilito dal voto popolare nei referendum del 1987 e del 2011, quando i cittadini dissero “no” alla produzione di energia nucleare, ma non al suo acquisto da paesi terzi.