di Jeff Hoffman
Stati Uniti, India e altri paesi hanno previsto un corridoio commerciale alternativo per contrastare la Via della Seta di Pechino.
Il piano, fortemente voluto da Washington, è stato elaborato all’inizio del 2023 per raggiungere un accordo, siglato a settembre a margine del G20 a Nuova Delhi fra India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Israele.
Il piano degli Stati Uniti, sulla scia della strategia del dividi et impera, è quello di mettere in contrapposizione fra loro i paesi aderenti ai Brics. In base all’accordo, le navi merci dall’Estremo oriente disporrebbero il carico su camion giordani a Dubai o nel Bahrein e, percorrendo Arabia Saudita e Giordania, andrebbero poi a caricare le merci su mezzi israeliani per percorrere il tratto finale fino al porto israeliano di Haifa, nel Mediterraneo.
Barry Pintow, direttore della Federazione israeliana degli spedizionieri e degli agenti doganali, ha dichiarato che l’idea del ponte terrestre è “brillante” e percorribile.
L’amministratore delegato di Mentfield, Omer Izhari, ha dichiarato al quotidiano Times of Israel che “il percorso via terra consente di risparmiare circa 20 giorni, quindi invece di 50-60 giorni, le merci arrivano in 20-25 giorni dalla Cina a Israele”
Intanto, mentre gli Houthi continuano a colpire le navi occidentali dirette a Israele, i costi di spedizione sono aumentati fino al 400% e, contemporaneamente, la carneficina israeliana prosegue con il sostegno di Londra e Washington.
D’altra parte, il portavoce militare degli Houthi, Yahya Sarea, ha fatto sapere alla Tv yemenita al-Masirah che le forze armate hanno colpito la nave britannica Lycavitos mentre navigava nel Golfo di Aden.
Tuttavia, se la Casa Bianca, o chi ne fa le veci, si gioca il tutto per tutto sul tavolo dell’ormai claudicante globalizzazione, il popolo giordano continua ad organizzare marce di protesta per bloccare i camion già di passaggio dal regno di Giordania.
E la guerra prosegue su più fronti