di Jeff Hoffman
Mentre il Vecchio Continente adotta la nuova lista della spesa di armi e proiettili per Kiev e la BCE alza i tassi d’interesse, i prezzi di beni alimentari e servizi continuano ad aumentare su tutto il fronte occidentale.
Se l’inflazione europea si attesta intorno all’8,5% su base annua, a vedere la peggio fra i paesi europei è la Francia che ha visto il più forte aumento dall’arrivo della moneta unica. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica e Censimento d’oltralpe, nei primi due mesi del 2023 i prezzi al consumo sono saliti del 13,1%.
Allargando lo sguardo oltre l’Europa però emerge che fra i paesi più colpiti dell’emisfero occidentale c’è l’Argentina, paese potenzialmente ricchissimo, adesso candidato a entrare nei BRICS, la cui iperinflazione ha appena raggiunto il 102%, gareggiando con il record negativo del 1991, quando da un giorno all’altro il Paese fu scaraventato nello stato di povertà e costretto a cedere a Washington la propria sovranità monetaria equiparando il pesos al dollaro. Stando agli ultimi dati ufficiali, peggio dell’Argentina soltanto Zimbabwe, Libano, Venezuela e Siria.
Guarda caso, infatti, all’inizio della settimana il FMI ha invitato il grande paese sudamericano a compiere sforzi maggiori per affrontare il problema dell’inflazione e mantenere i patti presi con l’istituzione finanziaria di Washington, sempre attenta e pronta ad aiutare i paesi con l’arte dello strozzinaggio