di Jeff Hoffman
Saranno 3.400 i militari italiani che per tutto il 2023 rafforzeranno il fianco orientale della NATO. A renderlo noto è il ministro coloniale della Difesa, Guido Crosetto, che, allo stesso tempo, ha predisposto parte dell’assetto da guerra a servizio dell’offensiva statunitense anche in Estremo Oriente.
Con la partenza della nave Alliance, che svolgerà attività di ricerca nell’Artico, sono almeno 11 le navi da guerra impegnate al di fuori del Mar Mediterraneo, con almeno 8 elicotteri da ricognizione e sei squadre di abbordaggio della Brigata San Marco, con circa 1200 uomini e donne che prenderanno parte alle operazioni internazionali “Irini” dell’UE, “Sea guardian” e “Noble shield” della Nato.
La prima a mollare gli ormeggi dal porto di La Spezia è stata la nave pattugliatore Morosini, che, anticipando di un mese le conclusioni del G7 nipponico, si è diretta verso il Mar Cinese Meridionale per confermare la servitù militare del fu Belpaese.
Per non farsi mancare niente, la fregata Rizzo sarà impegnata nell’Oceano Indiano mentre il pattugliatore d’altura Borsini sarà nel golfo di Guinea a caccia, o a sostegno dei pirati 2.0, Il cacciatorpediniere Duilio navigherà nel Mare del Nord, mentre 3 pattugliatori costieri saranno nei mari del Sinai. A commentare a sorpresa la servitù italica ci ha pensato su Twitter il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, secondo cui “Il cacciatorpediniere lanciamissili italiano è arrivato con un forte armamento antiaereo e antimissile che rafforzerà la difesa della costa polacca e la protezione delle infrastrutture critiche della Repubblica di Polonia”.
La spesa militare annua dell’Italia è salita nel 2022 a oltre 30 miliardi di euro, toccando una media giornaliera di 80 milioni di euro al giorno, mentre la spesa europea per la guerra è aumentata del 13% rispetto all’anno precedente. La nave della guerra va e, come il Titanic, il fu Belpaese affonda.