di Gionata Chatillard
È atterrato in Mongolia senza problemi Vladimir Putin, nonostante il mandato di arresto emesso contro di lui dalla Corte Penale Internazionale a marzo dell’anno scorso. Sebbene il paese asiatico riconosca l’autorità del tribunale dell’Aia, il Governo di Ulan Bator ha infatti preferito ignorare la decisione dei giudici, ricevendo il presidente russo con tutti i crismi cerimoniali di una visita di Stato in piena regola.
Rispondendo picche agli inviti dell’Unione Europea e non prendendo in considerazione le minacce dell’Ucraina, la Mongolia ha così messo ancor più in evidenza quello che i poteri occidentali vogliono nascondere, ovvero che la Russia è tutt’altro che isolata nel panorama internazionale. Al punto che anche un paese come la Mongolia, non di certo annoverabile fra le grandi potenze mondiali, non ha paura di sfidare la Corte Penale Internazionale per accogliere il leader del Cremlino, ricevuto con un caloroso benvenuto nella centralissima Piazza Gengis Khan di Ulan Bator, in quella che è la sua prima visita nel paese asiatico in 5 anni.
Il programma di oggi prevede che Putin partecipi a una cerimonia per celebrare la vittoria ottenuta nel 1939 dalle truppe sovietiche e mongole sull’Esercito giapponese. Il leader del Cremlino ha inoltre parlato di “promettenti progetti economici e industriali” tra i due paesi, come la costruzione di un gasdotto per collegare Cina e Russia. Non a caso, Putin ha detto di voler presto celebrare un vertice trilaterale tra Mosca, Pechino e Ulan Bator. Prima che ciò accada, il presidente mongolo si recherà in Russia, dal momento che il capo del Cremlino lo ha invitato a partecipare al vertice dei BRICS in programma a Kazan a fine ottobre.
Trentasei capi di Stato sono stati invitati a Kazan, 18 hanno già confermato la loro partecipazione.