di Margherita Furlan
“Il Ponte sullo Stretto costituisce un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di importanti basi NATO nell’Italia meridionale”. Ad affermarlo è il disegno di legge (convertito in decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35) presentato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dai ministri Salvini e Giorgetti. A confermare l’esistenza di una dimensione militare nel progetto del ponte, che esula dal senso strettamente civile dell’infrastruttura, è anche l’UE. Il progetto, infatti, rientra nel Trans-European Transport Network (TEN-T), il cui scopo, tra gli altri, è quello di creare una rete in grado di soddisfare “il piano d’azione sulla mobilità militare 2.0”, presentato dall’Ue dopo l’inizio del conflitto ucraino affinché sia garantita “una rete di mobilità militare ben collegata, capace e sicura”. “Un approccio coerente e coordinato alla mobilità militare – scrive la Commissione di Bruxelles – è un interesse condiviso con la NATO.” D’altronde, lungo la penisola italiana, sono presenti numerose basi NATO. In Sicilia, per esempio, la presenza militare dell’Alleanza Atlantica è cospicua. La base di Sigonella, da cui spesso mezzi utili alla controffensiva ucraina, il sistema radio-satellitare MUOS a Niscemi, l’aeroporto di Trapani Birgi (spesso usato per l’aviazione militare), la base navale del porto di Augusta (utilizzata anche dalla VI flotta della Marina militare degli Stati Uniti e delle altre nazioni aderenti al Patto Atlantico) sono presidi territoriali, navali e aerei strategici in cui quotidianamente si effettuano esercitazioni militari da collegare militarmente con il resto del “continente” anche via terra. Mentre la mafia non resta a guardare, quel che è certo è che questo non è più periodo di pace.