di Fabio Belli
Nonostante il respingimento della richiesta di adesione, la Nigeria sta esaminando altri possibili modi per far parte dei BRICS.
La domanda del paese africano era stata rifiutata durante il quindicesimo vertice del blocco avvenuto lo scorso anno. Ma il rifiuto sembra non scoraggiare Abuja che ha la ferma intenzione di rafforzare la propria moneta locale, la Naira. L’avvocato senior della Nigeria, Femi Falana, ha esortato il governo federale a seguire gli ideali BRICS vendendo il petrolio greggio nella valuta locale piuttosto che nel dollaro statunitense. Sempre l’avvocato nigeriano avrebbe addirittura suggerito di ignorare le previsioni del Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, per passare subito a un primo passo molto importante, ovvero quello di far sì che i paesi stranieri paghino in valuta locale il gas e petrolio estratto nel paese.
L’allineamento alle politiche economiche di dedollarizzazione dei BRICS costituirebbe per la Nigeria una decisione quanto meno sorprendente visto che il paese gravita decisamente in orbita occidentale rispetto ai suoi vicini del Sahel. Ma la possibilità di rafforzare la sua valuta potrebbe essere un incentivo non da poco visto che, secondo quanto afferma Bloomberg, la Nigeria sta attraversando una crisi valutaria insostenibile con il valore della Naira, svalutata dalla banca centrale già due volte negli ultimi otto mesi, in caduta libera, oltre a un’inflazione dilagante che sta decisamente riducendo i profitti delle esportazioni.