di Gionata Chatillard
La costruzione della nuova cortina di ferro passa anche da Trieste. A spiegarlo è un lungo articolo pubblicato recentemente dall’Atlantic Council, uno dei think-tank più influenti degli Stati Uniti, che in questo caso parla della necessità di creare un triangolo strategico che colleghi il capoluogo del Friuli Venezia-Giulia alle città di Danzica e Costanza. Il progetto, battezzato con il nome di Corridoio N3, dovrebbe fare da ponte fra Mar Adriatico, Mar Baltico e Mar Nero, e avrebbe una valenza non solo commerciale, ma anche e soprattutto militare. A rendere necessario il triangolo, infatti, sarebbe il sempre più profondo partenariato fra Cina e Russia. Un’alleanza che, secondo gli esperti dell’Atlantic Council, non avrebbe ormai limiti.
In concreto, il progetto del think-tank statunitense consisterebbe nella costruzione di una serie di corridoi stradali e ferroviari volti a migliorare le connessioni fra le città coinvolte nell’iniziativa. Corridoi che, oltre a dare una spinta economica ai paesi europei, avrebbero l’obiettivo di fortificare il fronte orientale della NATO favorendo l’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea. Si tratterebbe in questo senso di sviluppare un asse longitudinale in un continente attraversato per lo più da assi latitudinali, ovvero di rafforzare le connessioni nord-sud con l’obiettivo di spostare rapidamente merci, armi e truppe in un quadrante che oggi come oggi non sembrerebbe adatto a tale compito.
Il triangolo Trieste-Danzica-Costanza è in questo senso un progetto parallelo a quello del Trimarium, partorito da Washington nel 2014 con obiettivi simili, ma senza la partecipazione dell’Italia, scavalcata in quel caso da Slovenia e Croazia come intestatarie della quota adriatica del progetto. Una quota che Roma potrebbe riprendersi adesso proprio grazie al porto di Trieste, che gode di una posizione strategica nel cuore industriale dell’Europa. Una caratteristica che fa del capoluogo friulano il perfetto candidato per fungere da ponte commerciale fra il Vecchio Continente e l’Asia. Trieste potrebbe in questo senso diventare il terminal europeo della cosiddetta Via del Cotone, la risposta occidentale alla Via della Seta cinese da cui Roma si è appena chiamata fuori, e che avrebbe dovuto avere proprio nel porto giuliano uno dei suoi principali riferimenti.
Tuttavia, al di là dei contentini economico-commerciali, è chiaro che ciò che Washington si aspetta da Trieste è soprattutto il contenimento militare della Russia. D’altronde, se la città italiana è stata scelta dall’Atlantic Council per occupare uno dei 3 vertici del citato triangolo strategico, lo si deve anche alla sua vicinanza alla base di Aviano. E questo nonostante lo scalo giuliano sia ufficialmente considerato come un Porto Franco Internazionale in base ai trattati di pace firmati nel 1947. Un particolare che, secondo diversi analisti, cozzerebbe frontalmente con un eventuale uso militare di questa infrastruttura. Ciononostante, è anche vero che, al di là di alcuni aspetti doganali, sono stati proprio i Governi italiani a trattare storicamente lo scalo di Trieste come un qualsiasi altro porto nazionale. Oltre al fatto che l’Occidente ha già dato prova negli ultimi mesi di essere pronto a riscrivere la Storia in qualsiasi momento, trovando all’occorrenza sempre una buona ragione per bypassare le regole della diplomazia internazionale. In pochi quindi si sorprenderanno se Trieste, da Porto Franco Internazionale qual è, dovesse presto diventare un perno militare della nuova cortina di ferro europea.