di Elisa Angelone
In Spagna è da tempo emergenza siccità. La prolungata assenza di precipitazioni, soprattutto in Catalogna, ha lasciato quasi a secco i serbatoi, colpendo così duramente il settore agricolo.
A questa situazione che i media spagnoli riferiscono essere già di per sé estrema, si sarebbe aggiunta ora un’insolita ondata di calore che ha fatto registrare temperature di 10-15 gradi superiori alla media per il mese di aprile, con picchi che, in alcune zone della Spagna, raggiungeranno, secondo le previsioni, anche i 35-40 gradi questa settimana.
Con la primavera ormai inoltrata, i principali media mainstream rispolverano il tema del riscaldamento climatico e, come riferisce ad esempio El Paìs, è proprio il paese iberico ad essere uno dei più colpiti.
E così, tra previsioni estreme e richiami alla necessità di agire in maniera più decisa per combattere il riscaldamento globale, le autorità spagnole annunciano “profonde trasformazioni” delle città. Essendo, infatti, i centri urbani i più interessati dalle alte temperature -con le quali, secondo gli esperti, si dovrà convivere molto a lungo- le principali città spagnole starebbero iniziando ad adottare misure di emergenza. Misure che, nel lungo termine, comporteranno la presenza di più vegetazione e più fonti d’acqua negli spazi urbani a scapito del cemento e una maggiore disponibilità di tende da sole su strade e piazze. In quel di Barcellona si parla anche di “rifugi climatici”, ovvero di spazi pubblici e strutture comunali dove i cittadini possono sostare per avere un po’ di sollievo dal caldo o, come lo chiama El Paìs, “comfort termico”. Una soluzione che anche altre città potrebbero adottare. Il quotidiano spagnolo riferisce anche dell’apertura anticipata delle piscine comunali e della possibilità per le scuole di fare lezione all’aperto.
I media, insomma, stanno iniziando ad alimentare il senso di urgenza per l’emergenza climatica, rimarcando i disagi di un’azione, a loro dire, troppo poco decisa nei confronti del cambiamento climatico e preparando nella teoria e nella pratica i cittadini a probabili future restrizioni in linea con l’obiettivo numero 13 dell’Agenda 2030.