di Fabio Belli
“L’OSCE si è trovata in preda a una grave crisi e il suo futuro non è chiaro”, è quanto ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, intervenuto oggi, 30 novembre, a Skopje al Consiglio dei ministri dell’Organizzazione. Il capo della diplomazia russa ha definito lo stato dell’OSCE “deplorevole” dopo decenni di attività.
Secondo Lavrov, l’organismo, dopo la fine della Guerra Fredda, avrebbe dovuto diventare una piattaforma per creare un’architettura di sicurezza in Europa in grado di promuovere la cooperazione internazionale. “Sfortunatamente”, ha sottolineato il ministro russo, “le élite politiche occidentali, arrogandosi il diritto di plasmare il futuro dell’umanità, hanno fatto una scelta miope”. Lavrov ha detto che l’OSCE è stata sostanzialmente trasformata in un’appendice della NATO e dell’Unione europea. “L’organizzazione”, ha continuato il ministro, “è sull’orlo del baratro. La domanda è semplice: ha senso investire energie nel suo rilancio?”.
A margine dell’evento, il ministro russo ha incontrato nella capitale macedone anche i suoi omologhi armeno e austriaco. Di rilievo è stato però l’incontro con il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjártó, a testimoniare ancora una volta le affinità di Budapest con Mosca piuttosto che con Bruxelles. Durante il confronto si sarebbero compiuti notevoli passi avanti nella cooperazione bilaterale, con particolare attenzione all’attuazione degli accordi confermati il 17 ottobre 2023 a Pechino, quando il presidente della russo, Vladimir Putin, aveva incontrato il Primo Ministro ungherese, Viktor Orban.
Intanto a Mosca la Corte Suprema della Federazione Russa ha riconosciuto il “Movimento Internazionale LGBT” come organizzazione estremista e l’ha bandita dal paese accettando la richiesta del Ministero della Giustizia, che aveva intentato la causa. Nelle motivazioni vi sono le manifestazioni e l’orientamento estremista del Movimento, compreso l’incitamento all’odio sociale e religioso che godrebbe del supporto delle ONG occidentali, con lo scopo di creare tensioni in Russia dove non esistono discriminazioni di genere, ma in cui è vietata la propaganda LGBT.