di Gionata Chatillard
Armi che si perdono lungo il percorso e finiscono nelle mani sbagliate. Una storia già sentita parecchie volte dall’inizio della guerra in Ucraina, ma che è tornata di attualità negli ultimi giorni in Spagna, dove le autorità sospettano che i narcotrafficanti stiano utilizzando fucili inizialmente destinati a Kiev, ma poi messi in vendita sul mercato nero.
I fatti sono successi pochi giorni fa in provincia di Cadice, quando le forze dell’ordine hanno arrestato 9 persone e sequestrato 2 tonnellate e mezzo di hashish in un’operazione anti-droga. Arrivati al nascondiglio dei narcos, gli agenti sono stati ricevuti da raffiche di proiettili che, contrariamente a quanto succede abitualmente, non provenivano dai classici Kalashnikov di fabbricazione russa.
“La tendenza adesso è cambiata”, hanno dichiarato alla stampa diversi veterani delle forze dell’ordine spagnole, spiegando poi che, “da un paio d’anni”, i narcotrafficanti portano con sé “fucili più moderni”, alcuni di fabbricazione statunitense, altri di fabbricazione europea. Armi che corrispondono in pieno alla descrizione di quelle inviate dall’Occidente in Ucraina, ma che spesso finiscono per essere acquistate illegalmente dai gruppi criminali di mezzo mondo.
La guerra in Europa Orientale ha in questo senso aperto una “nuova fase” nella lotta al narcotraffico, al punto che le forze dell’ordine spagnole chiedono addirittura di poter adottare “nuove regole di ingaggio” per poter far fronte ad arsenali sempre più imponenti. Grazie ai movimenti di armi innescati dal conflitto ucraino, infatti, la polizia si trova oggi a combattere contro delinquenti dotati di fucili moderni, che non hanno niente a che vedere con quelli degli anni ’70 che usavano fino a 2 anni fa. Fucili che sono arrivati a Kiev partendo anche da Madrid, e che adesso, invece di sparare contro i soldati russi, vengono puntati contro gli agenti spagnoli.