di Fabio Belli
I tre sopravvissuti della prigione irachena di Abu Ghraib potranno affrontare in processo i responsabili degli abusi subiti.
Lo scioccante caso risale all’aprile di vent’anni fa, quando Wikileaks mostrò le prime foto delle torture. Queste arrivano a processo solo ora, presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti ad Alexandria, in Virginia, Stato dove ha sede la CACI, società di sicurezza privata assunta dal governo degli Stati Uniti nel 2003 per interrogare i prigionieri in Iraq. Secondo l’accusa avrebbe diretto e partecipato a torture e altri abusi ad Abu Ghraib.L’azienda però continua a difendersi, da una parte scaricando la responsabilità sull’esercito statunitense, dall’altra sostenendo che i suoi dipendenti non avrebbero compiuto alcun illecito.
Fra i testimoni del dibattimento figurano il generale in pensione Antonio Taguba, che ha condotto un’indagine sullo scandalo, ma anche alcuni dei soldati già condannati dal tribunale militare per aver inflitto direttamente gli abusi.
Una delle vittime dei maltrattamenti, Suhail Al Shimari, ha sostenuto di essere stato sottoposto a scosse elettriche e trascinato per la prigione con una corda legata al collo, mentre l’ex giornalista di Al-Jazeera, Salah Al-Ejaili, ha lamentato di essere stato collocato in posizioni stressanti, privato del sonno e umiliato, costretto a indossare biancheria intima femminile.
I tentativi dell’appaltatore CACI di far archiviare il caso finora sono stati 20, dal 2008 fino al rinvio del 2021 al tribunale distrettuale da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti.