di Gionata Chatillard
Dopo la devastante alluvione che ha messo al tappeto la città di Derna, le autorità libiche della Cirenaica hanno annunciato per il 10 ottobre una conferenza internazionale il cui obiettivo sarà quello di sostenere gli sforzi della ricostruzione. Nel mentre, però, molte decisioni sono già state prese senza aspettare i lunghi tempi della diplomazia. Per esempio, si è stabilito che a inaugurare i lavori sarà la Cina, tramite un consorzio di imprese direttamente collegate a Pechino.
Si calcola che il 20% della città portuale di Derna sia stato distrutto dall’acqua, con un bilancio di circa 4.000 vittime e decine di migliaia di sfollati. Secondo il Governo della Cirenaica, però, in 6 mesi verranno costruite ben 2.000 unità abitative sfruttando un progetto già esistente. Le autorità della Libia orientale hanno voluto sottolineare come questo sarà possibile solo sfruttando la grande capacità cinese non solo di finanziare, ma anche di mettere in piedi infrastrutture in tempi record.
“La porta della ricostruzione è aperta a tutti”, ha assicurato il Governo locale, che però sembra aver già deciso su quale cavallo puntare. Anche perché le autorità della Cirenaica non sono ufficialmente riconosciute dall’Occidente, che preferisce invece sostenere quelle della Tripolitania, territorio che occupa la parte occidentale della Libia. Normale, quindi, che a est abbiano deciso di rivolgersi subito a Pechino. Ma anche a Mosca, con il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, che si è riunito proprio ieri con Vladimir Putin per parlare della ricostruzione di Derna. Ma anche del futuro di ciò che rimane della Libia, una nazione geograficamente spaccata che è la viva immagine di come il mondo sia oggi più che mai diviso in 2 blocchi sempre più irriconciliabili.