di Jeff Hoffman
Per la prima volta dal secolo della peste bubbonica la popolazione mondiale sta subendo un preoccupante calo demografico.
A lanciare l’immancabile allarme è uno studio dell’IHME, istituto di rilevazioni scientifiche definito indipendente facente parte della School of Medicine dell’Università di Washington, nota e costosissima università privata nonché banca dati scientifici della Casa Bianca.
Stando allo studio, finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, quello a cui ci troviamo di fronte sarebbe il primo calo della popolazione da quando l’epidemia di peste bubbonica sterminò, nel 1300, 50 milioni di persone a livello globale e un terzo della popolazione europea.
Il problema, secondo gli esperti dell’Università di Washington, è il calo del tasso di fertilità totale che nel 2021 si attestava su 2,23 figli a livello globale a fronte del dato del 1950 di 4,84 figli per famiglia. Sempre secondo i ricercatori statunitensi, il calo diminuirà a 1,83 nel 2050 per arrivare a 1,59 a fine secolo.
Ciò che emerge dallo studio è che entro il 2100 più di un bambino su due nascerà nell’Africa sub-sahariana, mentre il Vecchio Continente e il cosiddetto occidente collettivo vedranno una società sempre più anziana.
La dottoressa Natalia Bhattacharjee, co-autrice dello studio e ricercatrice capo presso l’IHME ha affermato che il calo dei tassi di fertilità “riconfigurerà completamente l’economia globale e l’equilibrio di potere internazionale e richiederà la riorganizzazione delle società”.
Entro il 2100, evidenziano gli esperti, solo 26 paesi avranno tassi di natalità superiori al numero di persone che muoiono, disegnando una popolazione mondiale volta verso il naturale declino”.
Stando però al professor Stein Emil Vollset, autore senior dell’IHME, quella del calo della popolazione sarebbe un successo senza precedenti in quanto riflette non solo una contraccezione migliore e facilmente disponibile, ma anche la volontà di molte donne di avere meno figli ma maggiori opportunità di istruzione e lavoro.
Traducendo i dati in lingua corrente, dunque, l’unica via di uscita è l’immigrazione.