di Gionata Chatillard
Dopo 7 anni di rottura diplomatica, i Governi di Iran e Sudan hanno annunciato lo scorso lunedì il ripristino delle normali relazioni bilaterali. La dichiarazione congiunta, che ha fatto seguito a una riunione fra i ministri degli Esteri dei due paesi, è stata resa nota con il paese africano nel bel mezzo di una guerra civile e mentre nei territori palestinesi si assiste alla più grande escalation degli ultimi anni. L’accordo, quindi, non è solo l’ennesimo segnale della riabilitazione di Teheran a livello internazionale, ma serve anche al Governo del Sudan per accreditarsi come legittimo rappresentante della popolazione sudanese all’estero.
I rapporti fra le due nazioni, che si interruppero nel 2016 dopo l’assalto dell’ambasciata saudita a Teheran, erano comunque già compromessi in precedenza per via della decisione di Khartoum di allearsi con Riyad nel conflitto in Yemen. Il recente riavvicinamento fra l’Iran e l’Arabia Saudita ha però fatto venire meno il principale motivo di scontro fra i due paesi, che adesso potrebbero tornare a collaborare anche in chiave anti-israeliana. Secondo diverse fonti, infatti, il territorio sudanese sarebbe stato utilizzato in passato dalla Repubblica Islamica per inviare materiale bellico a Gaza. Non a caso, Khartoum ha denunciato a più riprese gli attacchi subiti dall’aviazione israeliana, presumibilmente portati a compimento proprio per interrompere questo traffico d’armi, che potrebbe però essere riattivato dopo l’ultima offensiva di Hamas.