di Domenico D’Amico
La posizione italiana rispetto alla causa israelo-palestinese ha vissuto numerosi capitoli nel corso della storia, che si esauriscono nel presente di un pesante appiattimento a favore di Tel Aviv, riassunto in maniera evidente nella recente proiezione della bandiera israeliana sulla facciata di Palazzo Chigi.
Negli ultimi anni questa deriva si è fatta sempre più evidente, in tutti i governi che si sono via via succeduti.
Significativo in questo senso il dibattito parlamentare del 2015/2016 quando le forze di maggioranza legate al PD e al governo Renzi, sostenute in questo anche dal centro destra, fecero di tutto pur di non riconoscere lo Stato palestinese. In quel momento era solo il Movimento 5 Stelle a promuovere con forza la cosa; diceva Luigi Di Maio, all’indomani di una missione di una delegazione del suo partito in Terra Santa, nel 2016: “Quello che diciamo facciamo: se il Movimento 5 stelle arriverà al Governo, riconosceremo lo Stato di Palestina”. Parola ovviamente non mantenuta, perché ancora oggi l’Italia non riconosce lo Stato palestinese e si è ridotta a giocare un ruolo di totale retroguardia sulla questione mediorientale, che rimane centrale per ogni politica che riguardi il Mediterraneo e in generale i rapporti con il mondo arabo.
Ripercorrendo velocemente la storia dal dopoguerra ad oggi, è importante ricordare come l’Italia con Enrico Mattei avesse sviluppato una politica di forte autonomia sul fronte energetico anche e soprattutto grazie agli eccellenti rapporti costruiti con tutto il mondo arabo; sul fronte intellettuale Giorgio La Pira si costruì fama personale, che diede lustro a tutto il paese, di costruttore di dialogo tra occidente e mondo arabo. Sul fronte politico vanno ricordati im primis Aldo Moro, che si fece garante, con il Lodo Moro, di un accordo di immunità equidistante per israeliani e palestinesi sul territorio italiano; ma anche Andreotti e Craxi seguirono linee simili, garantendo all’Italia forte autonomia nei rapporti con i governi israeliani e l’Autorità Palestinese e soprattutto protezione rispetto a operazioni militari o terroristiche sul nostro territorio. Il caso Sigonella rimane emblematico.
Tutto questo è ormai stato definitivamente archiviato, a favore della linea unica della NATO pro Israele, come si usa dire in modo bipartisan, “senza se e senza ma”