di Jeff Hoffman
Con l’orgoglio italico del maitre d’hotel il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha comunicato agli italiani che, per la prima volta nella storia, una fregata da guerra battente bandiera italiana giungerà a Yokohama, in Giappone, dove, testuali parole, “porterà il messaggio politico della presenza italiana”. Una presenza che, evidentemente, certifica il destino di guerra del fu Belpaese. “L’Italia è sempre più presente nell’Indo-Pacifico”, ha precisato il ministro, ricordando inoltre l’importanza del Global Combat Air Programme, programma di sviluppo bellico firmato da Italia, Giappone e Regno Unito che prevede lo sviluppo di un super aereo da guerra e commissioni importanti per la società Leonardo. “Italia, Regno Unito e Giappone sono uniti dallo stesso destino e oggi abbiamo posato una pietra per costruire un futuro importante insieme”, affermò in dicembre il ministro della Difesa Crosetto da quel di Tokyo.
“Sosterremo anche l’iniziativa di Hiroshima per avere maggiore trasparenza nel nucleare, anche nei confronti della Cina“, ha precisato Tajani aprendo la “finestra di Overton” sul disarmo nucleare, quello che Italia, Stati Uniti e tutte le colonie di Washington hanno sistematicamente boicottato.
In ogni modo, garantendo obbedienza a tutto campo, il ministro Tajani ha fatto anche sapere che, oltre alla fregata Morosini in Giappone e i carri armati in Ucraina, l’Italia sta anche inviando la nave Amerigo Vespucci in Nuova Zelanda.
“L’Italia ripudia la guerra come mezzo di soluzione dei conflitti internazionali” ma, se Washington comanda, Roma obbedisce. La Carta Costituzionale, evidentemente, non è più politicamente corretta.