di Jeff Hoffman
La Lituania ha sperimentato il primo coprifuoco della sua storia.
L’esercito ha imposto il lockdown in due aree della capitale e nella città di Kaunas dove, dalle ore 22 alle 5 del mattino fra il 7 e l’8 maggio, i liberi cittadini lituani hanno partecipato, volenti o nolenti, alle esercitazioni di guerra organizzate dalla cosiddetta Alleanza Atlantica.
Le unità di comando dell’esercito hanno effettuato il controllo, insieme alle forze di polizia lituane, sulla preparazione delle istituzioni e delle organizzazioni a svolgere compiti di mobilitazione e sequestro di proprietà immobili da consegnare all’esercito. Stando alla stampa nazionale l’esercito ha avuto il potere, durante l’esercitazione, di fermare eventuali veicoli in transito allo scopo di controllarne i documenti e il permesso di viaggiare.
Poche ore prima il primo ministro lituano, Šimonīte, ci aveva tenuto a far sapere, tramite il Financial Times, che il suo paese è adesso disponibile a inviare truppe in Ucraina che, qui viene il bello, svolgerebbero soltanto funzioni di addestramento.
Poco importa se la Russia la riterrà una provocazione, si è lasciata sfuggire la Šimonīte aggiungendo che “se pensassimo solo alla risposta russa non potremmo mai inviare nulla”, dando così l’idea di sentirsi tutelata dalla protezione atlantista.
Pochi giorni prima Vilnius si era detta disponibile ad aiutare Kiev, insieme a Varsavia, a far rientrare in Ucraina tutti gli uomini in età di leva riparati nei paesi europei, cancellando de facto il principio di asilo politico garantito dalle leggi internazionali.
“Non andrà tutto bene”, hanno commentato i più critici osservando gli incidenti verificatisi il giorno prima durante le esercitazioni della NATO in quel di Svezia dove, ahinoi, 11 paracadutisti di nazionalità statunitense, ungherese e italiana erano rimasti feriti durante le prove di lancio.
Tuttavia, un comunicato stampa di Palazzo Chigi in seguito alla visita lampo del Segretario Generale della NATO, fa sapere agli italiani che “nel prossimo summit di Washington, dal 9 all’11 luglio, potranno essere adottate decisioni concrete inerenti le sfide sul fianco Sud, in coerenza con l’approccio a 360 gradi relativo alla sicurezza euroatlantica previsto dal Concetto Strategico attualmente vigente”, che, semplificando, significa signorsì.